Di Viviana Stefanini
Combattiamo la fobia del “diverso”
Il 17 maggio del 1990, l’OMS cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Da allora viene celebrata la giornata mondiale contro omofobia, bifobia, lesbofobia e transfobia. Fino a pochi anni fa gli orientamenti sessuali, non solo non venivano rispettati, cosa che accade spesso anche ora, ma venivano addirittura catalogati come delle vere e proprie patologie. Da allora sono stati fatti molteplici passi avanti, ma non abbastanza… ci sono ancora troppe discriminazioni sconsiderate, troppi insulti nocivi, troppo odio infondato. Il disprezzo e l’ignoranza sono il vero morbo della società, non un’attrazione sessuale differente da quella considerata “giusta” o “normale” dalla mentalità smisuratamente chiusa di alcuni individui.
Ma, io mi chiedo, perché è considerato importante sapere se amiamo un uomo o una donna? Quello che è veramente importante è che l’amore non si riduca ad un vacuo espediente per sottrarsi alla solitudine e al giudizio altrui. L’amore è un sentimento troppo bello per essere represso e una vita senza sentimenti è tediosa, quindi perché privare gli altri del piacere di una relazione, solo perché non provano questo sentimento per una persona del sesso opposto? Dopotutto, chi ha deciso quale tipo di amore sia giusto e quale sbagliato?
Il modo migliore per limitare l’omofobia è limitare l’ignoranza, quindi ho intervistato una persona, che ha vissuto l’omofobia sulla sua pelle, per esibire il suo punto di vista.
Quanti anni hai?
Ho 22 anni
Qual è il tuo orientamento sessuale?
Sono gay
Quando hai realizzato di non essere eterosessuale? C’è qualcosa di particolare che te lo ha fatto capire?
Ho realizzato completamente di essere gay a 18 anni, dopo un lungo percorso di accettazione personale. È stato difficile, perché venivo da un passato di insegnamenti prettamente cattolici, in cui ti dicono che esserlo è sbagliato e contro natura e io, ovviamente, credevo che fosse giusto pensarla in questo modo. Ho capito di non essere eterosessuale perché, in primo luogo, c’era sempre in me un certo tipo di attrazione fisica verso la figura maschile, e poi, per i miei tentativi forzati di stare con delle ragazze, per cui questa attrazione fisica non c’era.
Hai fatto coming out?
Ho fatto coming out, sì.
Come hanno reagito le persone a cui tieni e come hai trovato il coraggio di farlo?
La reazione delle persone a cui l’ho detto è stata indifferente da parte di qualcuno, come dovrebbe essere; invece da parte di altri, c’è stata una finta indifferenza per il primo periodo, per poi arrivare a dirmi che sono sbagliato, che devo cercare di cambiare, e che l’unico modo per farlo è pregare e capire che essere gay è solo un vizio. Altre persone invece non hanno preso bene questa mia dichiarazione per il primo periodo e, a causa della loro mentalità ristretta e bigotta, mi hanno preso in giro alle spalle, per poi cambiare idea e capire che io sono sempre la stessa persona, solo con una vita privata diversa dalla loro.
Cosa ne pensa la tua famiglia?
Il pensiero della famiglia era per me il più importante prima di fare coming out, e quello che pensa è praticamente la risposta alla domanda precedente
Hai subito delle discriminazioni legate alla tua sessualità?
Ho subito delle discriminazioni, come tutte le persone della comunità LGBT, credo, nel mio caso solo verbali, o con dei distaccamenti da persone che non volevano più avere a che fare con me solo perché gay. Ho spesso sentito dire le tipiche frasi: “Non ho niente contro i gay, ma l’importante è che non ti avvicini troppo”, “Non ho niente contro i gay, ma che facciano le loro cose di nascosto”, “Non ho niente contro i gay ma…”. Ci sono un’infinità di cose che mi sono state dette da persone con cui sono stato a stretto contatto, sia sul luogo di lavoro, sia per quanto riguarda relazioni interpersonali. Per non parlare delle classiche parole discriminatorie, che molti si sono sentiti dire almeno una volta e che non credo ci sia bisogno di ripetere.
Come vivi le tue relazioni?
Le mie relazioni le vivo con un’estrema serenità, perché sono semplicemente relazioni, come le relazioni che vivono le altre persone. Ora come ora mi interessa meno di zero di quello che la gente pensa di me, vivere serenamente una relazione aiuta anche a non pensare a questo.
Ti senti libero nella società?
No, non mi sento libero come una persona bianca e eterosessuale si può sentire libera. Perché se già stiamo facendo questo discorso è perché qualcuno come me non è reputato uguale nella società, non abbiamo gli stessi diritti: non possiamo, per qualcuno, avere una famiglia, non possiamo baciarci in una piazza senza che qualcuno ti guardi dall’alto in basso, come se fossi un alieno; non possiamo adottare dei bambini, non possiamo sposarci e chiamare questa unione “matrimonio” e chi più ne ha più ne metta.
Perché credi che sia così difficile per molti accettare chi è “diverso” da loro?
Per quanto riguarda il fatto che per altre persone sia difficile accettare chi è “diverso” da loro, io credo che ci siano due modalità di pensiero diverse: c’è chi fatica ad accettare perché semplicemente crede che ci sia un’unica “giusta strada percorribile”, che sarebbe la loro, senza per forza un “inculcamento” mentale forzato da insegnamenti di altre persone. Queste persone, mi viene da dire, sono anche quelle che una volta venute a conoscenza della realtà, cioè che non cambia nulla nelle persone come me, sono le prime a cambiare modo di pensare e ad accettarti per come sei.
Poi ci sono le persone a cui è stato insegnato che essere diversi è sbagliato e che fanno di tutto per farti odiare la persona che sei, solo perché “diverso”. Queste sono quelle con un indottrinamento religioso, che trovandosi davanti a una situazione simile non sanno come gestirla e sono convinte che sia un peccato talmente grande da non poterlo gestire, cercando di farti cambiare o semplicemente ripudiandoti perché per loro è giusto così. È difficile far capire a queste persone che non c’è nulla di contro natura, ma che appunto è proprio la natura stessa ad aver creato questa “diversità”.
Credi che il tuo atteggiamento sarebbe diverso se l’omosessualità fosse ancora considerata una malattia mentale?
Probabilmente sì, il mio atteggiamento sarebbe diverso, ci sarebbe stato un processo di accettazione in me completamente differente, o addirittura inesistente, perché sapendo come ho vissuto quel periodo, cioè in maniera molto difficile psicologicamente, probabilmente sarei ancora chiuso in me stesso, pensando di essere veramente sbagliato, e cercando in tutti i modi di fare “la cosa giusta”.
Cosa ne pensi dei numerosi stereotipi riguardanti le persone appartenenti alla comunità LGBTQ+?
Credo che gli stereotipi facciano sempre parte della fobia e, se una persona si basa su cose dette e sentite da altri per giudicare qualcuno che nemmeno conosce, ma la valuta solamente per quello che fa nella sua vita privata, significa che ha paura della diversità.
Che consiglio daresti a una persona appartenente alla comunità LGBTQ+ che non si trova a suo agio con la sua sessualità?
Il consiglio che darei a qualsiasi persona è quello di viversi la vita al meglio, e questo vuol dire che bisogna continuare per la propria strada, senza farsi condizionare dal giusto o dallo sbagliato che viene imposto dagli altri, perché l’unica cosa giusta da fare è seguire i propri sentimenti per stare bene con sé stessi. La vita è la tua e di nessun altro. Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Solo io lo so, e come io non dico agli altri come vivere la loro vita nemmeno loro hanno il diritto di dirlo a me.
Ora che avete letto questa intervista vi chiedo di mettervi nei panni di chi subisce le stesse discriminazioni, se non peggiori, mettetevi nei panni di chi ha paura di mostrare ciò che è veramente perché non vuole essere escluso, insultato, picchiato… mettetevi nei loro panni, provate a limitare in voi i pensieri disprezzanti e i pregiudizi e filtrate ciò che dite, perché gli insulti fanno male e all’odio non ci si abitua mai! Considerare tutti allo stesso modo dovrebbe essere scontato, ma, dopotutto, il rispetto per gli altri, nella nostra società, sembra essere ancora un’utopia…