Ci eravamo preparati per la nostra avventura; entusiasti, partimmo per il nostro viaggio alla ricerca di un tesoro sull’isola che non c’è.
Eravamo tre compagni di avventura: io, il capo, avventuriero sicuro di trovarlo. Michele, il più abile nel tradurre i messaggi cifrati e Giacomo, il più agile e scattante.
Avevamo soltanto la mappa del tesoro e una volta arrivati sull’isola, seguimmo attentamente le indicazioni. Michele riuscì subito ad orientarsi e a capire quale era la direzione giusta da prendere. Partimmo armati di maceti per farci strada nella foresta intricata. Dovevamo stare attenti ad eventuali trabocchetti o animali selvatici che potevano assalirci. Giacomo, il più agile, ci aiutò ad attraversare il torrente che ci divideva dal tesoro. Quando arrivammo a destinazione, purtroppo, il tesoro era sorvegliato da un pirata con la benda sull’occhio, un cappello nero con una piuma bianca , una bandana sulla fronte e una giubba da comandante e per completare un foulard bianco al collo. A guardarlo bene pareva anziano anche per la barba bianca. Stava in piedi davanti all’ingresso della caverna dove c’era il tesoro. Nascosti da lontano osservavamo questo buffo personaggio che pareva uscito da un libro di pirati. Per difendere il tesoro aveva una sciabola e una pistola. Poco distante c’erano uomini armati fino ai denti: la sua ciurma.
Per conquistare il tesoro abbiamo dovuto superare difficili prove. Ma avevo un piano: acciuffare il pirata per prendergli la chiave del forziere ed incatenare la ciurma. Giacomo andò sulla vetta della grotta e con una grande rete prese il pirata. La ciurma, nel frattempo, scappò per la paura. Noi prendemmo la chiave e andammo verso il tesoro e con due mandate aprimmo lo scrigno. Perle, orecchini, collane, dobloni d’oro, argento, oro, corone… non credevamo ai nostri occhi.
A quel punto io e i miei amici avventurieri caricammo in spalla il tesoro contenti di averlo trovato. Peccato che tutto era un sogno una magnifica avventura da rifare.
Bonfanti Saulo 2°F
Lucia Chiesa 3°G