di Andrea Baldo, 1^ H
Sono un cavaliere di nome sir Anacleto e sto partendo con il mio esercito via mare per sconfiggere Stefano, il mio peggior nemico.
Mentre carichiamo le provviste ci attaccano! Sono le forze di quel disgraziato, buono solo a combinare disastri. Non eravamo pronti per l’offensiva di Stefano, per fortuna, sono arrivate le guardie del re ad aiutarci.
La nostra posizione era scoperta, perciò gli archibugieri dovevano subito aprire il fuoco e, caricati i cannoni, sparammo ad una nave che affondò ma ne comparvero altre, quindi … sia io che Stefano avevamo avuto la stessa idea!
Continuavano a impallinarci, ma per fortuna le nostre navi erano rinforzate con del materiale resistente, quindi protette, ma noi no! Infatti da 100 uomini ne rimanevano solo 70. Riuscimmo a ripararci dietro le mura, ormai era tutto perduto, ma tirammo fuori le catapulte con le rocce infuocate. Le loro navi si moltiplicavano ogni volta che ne abbattevamo una, i nostri arcieri erano decimati, ma almeno avevamo gli archibugieri che dalla distanza riuscivano a decimarli. Eravamo così concentrati sull’attacco frontale che non ci accorgemmo che ci stavano attaccando da est, però le guardie corazzate se ne accorsero, dunque trasferimmo dei soldati anche dall’altra parte. L’assedio continuò per 5 giorni ed ad un certo punto le navi non arrivavano più e tutti i sodati nemici vennero giustiziati dal Re. Mentre il governatore uccideva gli oppositori, io e i miei vice escogitavamo un piano per vendicarci di Stefano.
L’ordine era di prendere le navi approdate e di andare verso l’isola nemica, così l’imperatore avrebbe pensato di aver vinto, avremmo fatto vedere solo il timoniere ed alcuni soldati non giustiziati mentre noi ci saremmo nascosti nella stiva. Di notte siamo sbarcati a riva così non ci potevano notare e di nascosto ci siamo accampati sulla spiaggia dietro gli scogli così eravamo nascosti.
Il giorno dopo eravamo pronti per l’attacco al regno, abbiamo cominciato dalle fattorie, segherie e miniere, poi armati per l’attacco all’interno delle mura, abbiamo bruciato il cancello di legno, ma c’era anche quello di ferro, così abbiamo preso l’ariete e lo abbiamo sfondato.
Gli arcieri ci bersagliavano, ma io e un soldato corazzato siamo andati a fermarli. Risolta la questione degli arcieri sono arrivati altri uomini, allora abbiamo distrutto le porte della torre più alta e siamo entrati, abbiamo combattuto per le scale contro lancieri corazzati.
Dopo un’ora le nostre forze armate erano ormai decimate, ma per fortuna arrivarono altri cavalieri, archibugieri, lancieri, spadaccini, balestrieri, soldati corazzati e berserker. Ormai eravamo dentro il mastio, che era grande quanto metà castello, ma poi i loro archibugieri si misero a sparare. Con i nostri scudi formammo una barriera. Restammo lì per 30 secondi, quando cessato il fuoco, dopo aver sfondato il cancello, entrammo in quella struttura gigantesca, salendo per le scale. Quando lo spadaccino dietro di me cadde a terra, ci accorgemmo che gli arcieri ci stavano bersagliando, ci siamo abbassati così non ci prendevano.
Entrammo nella sala del re, accorgendoci che Stefano ci aveva teso una trappola!
Eravamo spacciati! Per fortuna mi era venuto in mente un piano ma, prima che riuscissi a dirlo ai miei uomini, entrò in scena la mia nemesi! Io dissi: “Alla fine sei riuscito a catturarci?”, lui mi rispose “Eh, eh sì, Anacleto, tu e i tuoi uomini siete spacciati!” “Non è vero, Stefano!” schioccai le dita e arrivarono le guardie del re, uccisero i suoi uomini e lo immobilizzarono. Liberarono me e i miei uomini, ma arrivarono altri soldati nemici, noi liberammo Stefano e scoppiò una battaglia!
Noi eravamo i più forti, ma i meno numerosi, però avevamo i berserker e i lanciatori di scure.
Quindi la battaglia ormai era nostra, ma quando Stefano disse: “Anacleto, ti sfido a duello!”, io non rifiutai. Dissi alle mie truppe di fermarsi, come lui aveva detto alle sue, io però volevo qualcosa in palio e gli risposi “Certo! Ma chi vince prende il regno dell’altro?”. Lui rispose di sì, quindi il duello iniziò.
Io iniziai subito con un colpo dall’alto, ma lui lo parò. Gettò via la spada e prese da un suo soldato caduto mazza e scudo. Sapevo che lui li usava molto bene, ma io non mi tirai indietro. Sferravo colpi a raffica ma lui li parava con agilità, ma io riuscii a colpirlo al braccio e glielo staccai e poi gli tagliai la testa e la alzai come trofeo.