Ciao sono Manuela,
vivo a Lanciano , oggi vi racconterò la mia triste storia.
Sono una ragazza di undici anni, mi piace giocare a pallone nel cortile con le mi amiche.
Qualche anno fa sono accadute delle vicende terrificanti che hanno colpito gli ebrei.
Erano le due del pomeriggio io e la mia famiglia eravamo in casa , la tv era accesa , all’improvviso si
intonarono dei motivetti e in sottofondo si udirono spari e urla.
Erano i nazisti che annunciavano la persecuzione degli ebrei, un lungo periodo di sterminio ebbe inizio.
La mia famiglia è ebrea, in quel momento ci guardammo negli occhi, eravamo terrorizzati.
Mia madre mi disse di correre in camera e preparare le valigie.
Molto velocemente uscimmo di casa ed entrammo in macchina, la mamma urlò a mio padre di partire e lui
non esitò. Nella fretta non presi il mio adorato pallone.
Iniziò un viaggio molto lungo, dal finestrino vidi una fitta boscaglia cupa, silenziosa e tenebrosa.
Più avanzavamo, più la nebbia aumentava, tra tutti i paesaggi che vidi in quel viaggio, dalle montagne ai
campi fioriti , questo fu il più fosco.
Arrivammo in una piccola radura che sembrava incantata, addentrandoci nella foresta intravedemmo in
lontananza un umile dimora, la nostra.
Aveva delle grandi facciate rosso bordeaux e finestre molto grandi, l’interno era meraviglioso, in salotto c’erano degli affreschi e le camere da letto erano degne di un re.
Mia madre conosceva molto bene quella casa , apparteneva alla sua bisnonna, ci aveva trascorso, quando era ragazzina, molte volte le vacanze estive.
Ci sistemammo, ci sentivamo al sicuro, stando lì c’eravamo dimenticati di essere in fuga.
Ci stavamo solo illudendo, infatti, in una calda giornata del 1943 , sentimmo dei veicoli sfrecciare sulla
breccia di quella bianca strada di montagna.
“ Arrivano i tedeschi!” urlò mia madre e ci ordinò di andare a nasconderci al piano superiore.
In un baleno i tedeschi, che intravedevamo dalle finestre, erano in ogni angolo della casa, ma non si
accorsero della porta sul retro.
Sentimmo un rumore assordante, simile ad un boato , in quel momento cercammo la fuga dalla porta sul retro, ma ci bloccarono.
Ci afferrarono con forza, ci divisero, io e mia madre fummo caricate su di una camionetta e mio padre
invece su un’auto, da quel momento perdemmo ogni sua traccia.
Per la nostra famiglia iniziò un capitolo molto buio, io e mia madre fummo portate a Lanciano e rinchiuse a
Villa Sorge, dove insieme ad altre donne e bambine eravamo costrette a fare lavori molto pesanti.
Ci sono stati dei giorni in cui abbiamo creduto di morire prigioniere in quella villa, indossavamo abiti simili a pigiami.
Il cibo non bastava per tutte, vivevamo nel terrore con la paura di scomparire nel nulla , come accadeva spesso alle nostre compagne.
Un bel giorno sentimmo cigolare i cancelli dell’ingresso e avanzare lungo il viale camionette e carri armati dei soldati dell’Armata Rossa, finalmente ci liberarono di quello strazio.
D’Angelo Daniela e Crognale Camilla
Classe 1 G – Umberto I Lanciano