di Martina Mongiovì (3 C) – Oggi Matilde alzatasi per andare a scuola, sentiva che forse avrebbe dovuto iniziare a “ignorarlo”, doveva comportarsi come se nulla fosse, come se lei non provasse nulla per lui, come se fossero i soliti “fratelli” di una volta. Come ogni mattina andò a prendere Sofia per andare insieme a scuola, entrarono e come tutti i giorni Matilde si sedette accanto a Fulvia. Durante le lezioni tentò molte volte di non guardarlo, ma ogni tanto si concedeva uno sguardo veloce. Lui come sempre cercava di provocarla, rideva con la sua compagna di classe Nora, abbracciava Susanna, scherzava con Ginevra e si mordeva il labbro come faceva Matilde, tutto questo guardandola con quel suo sguardo provocatorio che lo metteva al centro di tutto nei pensieri di Matilde. Per qualche ora cercò di non farci caso, di non fargli capire che dentro di lei arrivavano come tante spade che le pugnalavano il cuore, che lo avrebbe voluto ……. strozzare perché le dava troppo fastidio. Però purtroppo il suo tentativo non funzionò. Fulvia lo aveva chiamato per dirgli qualcosa, e lui si era appoggiato al banco per ascoltarla, fu proprio in quel momento che Matilde fece una cosa, si concentrò a fissarlo negli occhi. Proprio in quel momento si perse in quei suoi occhi grandi, di un colore particolare, che la facevano salire tra le nuvole, che la facevano sognare, che le trasmettevano tanto amore, in quel momento avrebbe tanto voluto baciarlo, il pensiero che le loro labbra potessero anche solo sfiorarsi per qualche istante la rendeva felice, mentre Fulvia parlava, i loro sguardi si incrociarono per qualche secondo, probabilmente Giulio non se ne era nemmeno accorto, ma Matilde provò il doppio dell’emozione di prima. Non sapeva più che fare, forse sarebbe stato meglio cambiare classe, ma a che scopo, il pensiero non sarebbe scomparso, avrebbe chiesto lo stesso a Fulvia o a Sofia che cosa faceva, poi d’altro canto c’erano gli esami, erano già a fine Ottobre…. non sarebbe stato semplice cambiare i professori, non tanto i compagni, perché molti delle altre classi erano suoi amici. L’unica cosa che doveva fare era accettare la realtà, non illudersi più, non immaginare un futuro con lui. Finite le ore di scuola Matilde tornò a casa, Sofia l’aveva invitata a studiare da lei visto che le loro mamme dovevano uscire insieme, ma era venerdì e non aveva voglia di esercitarsi e così restò a casa con la sorella Angela, che al contrario passò il pomeriggio a studiare e organizzarsi i compiti di tutta la settimana perché era impegnata con il teatro e spesso doveva studiare la sera. Finito di mangiare quindi si chiuse nella sua stanza e si coricò. Passò il pomeriggio al telefono con Fulvia, parlarono di quello che era successo a scuola, ancora una volta discussero del problema di Giulio, risero e scherzarono e poi ascoltarono la musica. Matilde considerava la musica la sua ancora di salvezza, in molte canzoni era lei la protagonista, era come se quelle canzoni narrassero le sue emozioni, le sue delusioni e tutti i suoi pensieri. A volte era proprio la musica che le faceva capire come stesse realmente, si metteva con le cuffiette sul divano e pensava a tutto quello che le passava per la testa, era come se in quei momenti spegnesse l’interruttore del mondo, come se ci fosse solo lei e la sua musica, lei e i suoi pensieri … Erano le diciotto e appoggiando la testa sul cuscino e accucciandosi sotto le coperte si addormentò. Il padre la svegliò alle venti per cenare, ma lei non aveva fame e così continuò a dormire. Non passò una notte stupenda, ma tutto sommato dormì e si risvegliò l’indomani alle nove meno un quarto. Sapeva che questa sarebbe stata una giornata come le altre, ma dentro di lei si sentiva un po’ meglio… forse Matilde aveva capito che era ora di riprendersi la sua vita……