Alessandro Petito e Francesco Petrillo (5^ C)
In corsa a Sanremo c’erano vari cantanti che vengono giudicati ormai da qualche anno in modo misto, in parte tramite televoto e in parte da giurati, giornalisti e gente che passa di lì per caso. Il televoto ha premiato Ultimo, un ragazzo 23enne che ha cantato una canzone d’amore. Anche perchè sei a Sanremo, se nel testo non ci infili un ‘cuore’, un ‘sospiro’, un ‘amore grandissimo’ o altri aggettivi superlativi non vai da nessuna parte. Ma alla fine il voto è stato ribaltato in teatro e a portarsi a casa la vittoria è stato Mahmood, che si è servito di un’altra tecnica che puoi usare a Sanremo: non l’amore, ma il riscatto sociale. Il punto è questo: Ultimo si è risentito proprio perchè le persone da casa hanno votato per lui spendendo dei soldi e ha lasciato lo studio in polemica con l’organizzazione ricordando il fatto che, secondo lui, è la gente che sceglie la musica e non i giornalisti.
Il mix è evidente: da una parte abbiamo un cantante molto giovane che intuisce l’aria che tira e quindi evoca la piazza (anche giustamente, perchè il televoto se lo metti deve avere una valenza, altrimenti non serve a nulla se non a monetizzare l’evento). Dall’altra abbiamo la “casta”, che è ormai qualsiasi cosa; anche un gruppo di giornalisti può essere considerato ultra-elite. Per capirci, quest’anno nella giuria d’onore c’erano persone come Özpetek (regista), Bastianich (chef), Claudia Pandolfi (quella di “Un Medico in Famiglia”). Insomma, ci siamo capiti.
Questa giuria è stata accusata di aver fatto vincere Mahmood per le sue origini tunisine; che ha origini tunisine è vero, ma è una storia un pochino ‘tirata’ dato che Mahmood si chiama Alessandro, la madre è sarda e lui è nato a Milano. Quindi al massimo gli scapperà un ‘uè testina’.
A nostro modo di vedere Ultimo ha in parte ragione, poichè è vero che se metti il televoto deve valere; d’altra parte però, nel momento in cui si è iscritto a Sanremo, le regole già le conosceva e non ha senso lamentarsi in questo modo.
Ci auguriamo che per le prossime edizioni del Festival si possa cambiare il metodo di votazione, magari dando più spazio al televoto. Invece di un 50 e 50 potrebbe essere data una valenza del 60% al televoto e un 40% alla giuria, che dev’essere però competente.