di Elenoire Baglivo
Le Foibe, quelle cavità naturali caratteristiche della regione del Carso, tra l’Istria e la Dalmazia, sono diventate per gli italiani, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, simbolo di tragedia e di morte. Proprio qui furono compiuti massacri contro la popolazione italiana dai sostenitori del maresciallo Tito, il rivoluzionario filo sovietico che dopo la 2° guerra mondiale instaurò un governo dittatoriale nella ex Iugoslavia, durato fino al 1980. Per i “Titini” tutti gli italiani erano considerati anti-comunisti ossia “nemici”, perciò venivano torturati, gettati nelle fosse naturali, negli “inghiottitoi” e fucilati. Gli italiani barbaramente uccisi, secondo alcuni storici, furono forse circa 10 mila persone e anche di più. Insomma, una barbarie compiuta ai danni di nostri connazionali e oltretutto taciuta per circa 60 anni.
Il “Giorno del ricordo”, istituito grazie alla proposta del deputato Roberto Menia e approvato dal Parlamento italiano nel 2004, viene celebrato il 10 febbraio di ogni anno (data del Trattato di Parigi) con lo scopo di conservare la memoria di tutte le vittime delle foibe.La speranza che queste brutalità non possano accadere mai più nella storia dell’umanità ispirano emozioni forti e noi le vogliamo sintetizzate in questi versi:
INGOIATI DA VORAGINI BUIE
CHIEDEVANO AIUTO:
ATTIMI TETRI,
LAMENTI ESALATI,
FERITE IRRICUCIBILI,
SILENZI PROFONDI DI VITE SPEZZATE.
L’UMANITA’ PIANGE BRUTALITÀ SUBITE
DA CHI HA VISSUTO CON DIGNITÀ’;
ANIME PRONTE A RINASCERE
NEI CUORI E NELLA MEMORIA DEI POSTERI.
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