- LA MODELLA CHLOE ROSS
- A Parigi, durante la settimana della moda, c’è stato un omicidio: la vittima è la modella Chloe Ross, una ragazza che ha partecipato alla sua prima sfilata. La scelta dello stilista di farla sfilare e per di più di farle indossare l’abito di punta, le ha permesso di essere desiderata e applaudita da tanti; ma questa esperienza le è costata cara. Sono la detective Chris Duval e devo risolvere il caso dell’omicidio della modella. Mi sono recata sul luogo del delitto: ci sono poliziotti, fotografi… Ma io, senza perder tempo, vado nel camerino dove si trova la vittima. La ragazza è accasciata sulla sedia e vicino a lei trovo un bicchiere vuoto; chiedo alla scientifica di esaminarlo e di fotografare la stanza e la ragazza. Ho appena chiuso la porta del camerino che, mentre cammino, calpesto qualcosa.
Mi accorgo che è un orecchino; osservando attentamente la sua forma mi accorgo che è presente la marca del gioiello. Chiedo di far esaminare anche questo reperto. Poco dopo ho davanti a me il quadro della situazione: l’orecchino ritrovato non appartiene alla vittima, che non ha i buchi alle orecchie; la stanza è in ordine; nel bicchiere sono state rilevate tracce di veleno.
Dalle ricerche svolte sulla vita della ragazza, ho capito che nessuna persona presente nella sua vita privata le avrebbe mai fatto del male. Per questo ho deciso di indagare sulla sua vita lavorativa.
Interrogo subito lo stilista e tutti coloro che hanno organizzato la sfilata, ma nessuno ha un movente. Poi sento le altre due modelle che, a mio parere, non sono per nulla sincere. In particolare Tiffany, una delle due; indossava lei, di solito, l’abito di punta.
Torno sul luogo del delitto e questa volta entro nel camerino di Tiffany; trovo due oggetti che attirano la mia attenzione. Il primo è una sua foto: noto che indossa lo stesso orecchino trovato durante le indagini; il secondo indizio è un foglietto con un numero: dai tabulati telefonici risulta essere proprio il numero della vittima, di Chloe. Nella mia mente si accende una lampadina.
Ricordo che durante l’interrogatorio lo stilista mi aveva riferito di un litigio fra Chloe e Tiffany, quando quest’ultima avrebbe aggredito la vittima con parole pesanti. Osservo con maggiore attenzione il foglietto: si intravede un’altra sequenza di numeri. Provo a comporli più volte: finalmente mi risponde una voce maschile. Al telefono c’è Robbit Schumann, il proprietario del bar nel palazzo della moda. Mi reco immediatamente al bar, in modo da incontrare l’uomo e interrogarlo sui recenti avvenimenti.
Sentito il nome della modella, Robbit mi dichiara di non conoscerla; allora estraggo dalla tasca il cellulare e gli mostro una foto di Chloe. Il viso di Robbit diventa bianco e le sue mani iniziano a tremare. Credo di aver già compreso tutto, ma non posso fermarmi alle apparenze. Chiedo all’uomo di consegnarmi il suo telefono; subito dopo raggiungo Tiffany e sequestro anche il suo. Mi dirigo verso il mio ufficio. Accendo il mio computer: appaiono i messaggi di Tyffany e di Robbit. Mi rendo conto della conversazione fra i due e non credo ai miei occhi. “Tutto pronto, Robbit? Ehii, ci sei? Ho chiamato Chloe e ha accettato di bere!” “Certo, tutto pronto! Il veleno è già nel bicchiere. Ti aspetto!”
Salto letteralmente sulla sedia, avverto la polizia e svelo tutto l’accaduto, con le prove raccolte. La mattina seguente, sul giornale di Parigi la notizia è già nota a tutti. “L’investigatrice Chris Duval ha risolto il caso dell’omicidio di Chloe. Un uomo ed una modella in carcere.”
Anche questo caso è giunto al termine. Oggi è un nuovo giorno e il mio lavoro non termina mai, gli altri omicidi di Parigi mi aspettano.
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