di REDAZIONE – Vedere una rock star di 77 anni comporta sempre delle sorprese se poi la star è uno come Bob Dylan la curiosità è doppia perchè tendi a ricordarlo non solo come era da giovane ma anche per quello che rappresentava. La prima sorpresa è positiva: Bob Dylan canta ancora davvero e regge la scena benissimo accompagnato da una band d’alto livello, la sua voce è ovviamente ancora più aspra ma te l’aspetti, poi il resto è stato per me pieno di novità a volte sorprendenti. Prima di tutto Dylan non prenderà mai in mano la chitarra, sarà sempre al pianoforte e si alzerà in piedi solo 3 volte per cantare dei pezzi con lo stile del crooner, (alla Frank Sinatra tanto per chiarire) da notare che uno dei tre è “Autumn leaves” ossia le “Foglie morte” di Edith Piaf. L’organizzazione è poi molto professionale e americana, Bob Dylan inizia a suonare allo scoccare delle 21,00 come previsto nel programma e moltissimi spettatori, abituati ai concerti italiani, non hanno ancora preso posto. Suona fino alle 22,30 seguendo la scaletta senza interruzioni e senza interagire minimamente con il pubblico. Poi scompare con la band per qualche minuto per ricomparire per il bis già programmato, 2 pezzi di cui uno è “Blowinin’ in the wind” suonata in modo del tutto diverso da quello in cui siamo abituati a sentirla. Solo adesso si alza fa un breve inchino al pubblico, che lo applaude in piedi entusiasta, gira i tacchi e se ne va. Qualcuno si ostina ad applaudire sperando in suo ritorno sul palco ma il signor Zimmerman, impeccabile professionista ha già dato, così come previsto nel contratto.