Di Viviana Stefanini
Quale sarebbe la prima cosa che vi passerebbe per la testa se vi dicessi “27 marzo”?
Qualcuno mi risponderebbe: “È il compleanno di mio fratello”, “È il giorno in cui ho la verifica di matematica”, “È da un anno che sto col mio moroso” o qualcosa del genere.
Sono sicura che molti mi direbbero: “Ascolta, non ne ho idea, che cosa succede in quella data?” e io sono qui per rispondervi.
Il 27 marzo è la giornata mondiale del teatro da sessant’anni a questa parte, anche se pochi lo sanno. Credo che uno dei modi migliori per celebrare questa ricorrenza, sia imparare qualcosa di nuovo sull’argomento.
Quindi ho pensato di raccontarvi qualcosa riguardante la biomeccanica teatrale, nome particolarmente curioso, non trovate?
La biomeccanica è un sistema di educazione teatrale volto ad apprendere e approfondire l’arte dell’attore, ideato da Vsevolod Ėmil’evič Mejerchol’d, che tra il 1910 e il 1914 condusse numerosi esperimenti di pedagogia, unendo le tecniche del circo a quelle della commedia dell’arte e del teatro orientale. Nella biomeccanica teatrale si presta particolare attenzione alla mimica dell’attore, che deve essere costante. Il centro del lavoro è la coordinazione e il perfetto allenamento dello strumento di trasmissione, cioè del corpo dell’attore, tramite numerosi esercizi specifici. Ogni movimento organico ha una manifestazione espressiva che si compie con l’interezza del sistema motorio, dunque l’azione, ad esempio, di sollevare un dito, implica il coinvolgimento, su diversi livelli, dell’intero organismo. Ogni singola azione da noi compiuta esprime un pensiero o uno stato d’animo, l’attore si allena a percepire ogni suo movimento, coinvolgendo delle emozioni, che partono proprio dalla sua gestualità.
La peculiarità della biomeccanica teatrale è che, a differenza di altri metodi, non si parte dalla psicologia per giungere al movimento, ma si intraprende la via opposta. Quindi l’attore non deve suscitare in sé stesso le stesse emozioni che proverebbe il personaggio prima di svolgere l’azione, poiché esse insorgeranno nel momento in cui egli compirà il movimento. Si ha dunque un’unità indivisibile di tutte le espressioni psichiche e motorie, ma è importante il modo in cui essa viene determinata, proprio come esiste la possibilità di entrare in una casa dall’entrata di servizio o da quella principale. Per raggiungere l’integrità dell’espressione psicologica e motoria si può passare attraverso una porta, ma anche, indifferentemente, da quella ad essa opposta. Se, ad esempio, cominciate a tremare come quando avete freddo, si crea una sensazione spiacevole, come quella che provate con le basse temperature. Invece, se vi siete imposti un certo modo di sentire, allora, volenti o nolenti, lo trasformerete in movimento.
Per farvi comprendere al meglio questi concetti relativamente complessi, ho intervistato un attore, frequentante il secondo anno di un corso di teatro presso l’accademia Arte e Vita di Breno e disposto a condividere la sua esperienza col mondo del teatro e con la biomeccanica teatrale.
Come ti chiami?
Davide
Quanti anni hai e quando ti sei avvicinato al mondo del teatro?
Ho diciott’anni compiuti a febbraio e ho iniziato intorno ai dodici anni.
C’è un motivo particolare che ti ha spinto a intraprendere questo percorso?
I problemi relazionali con le persone e col la gestione del mio corpo; ho iniziato per combattere l’ansia e per trovarmi in un ambiente con persone con cui potevo fare amicizia.
Ci sono stati degli ostacoli che ti hanno fatto pensare di mollare? E, al contrario, hai avuto dei successi che ti hanno spinto a proseguire?
Ad essere sincero non ho mai trovato nulla che mi abbia fatto pensare di essere più o meno convinto. Ho avuto un bel rapporto dal primo momento, combattevo ciascuna difficoltà con serenità e spirito d’intraprendenza, guardando sempre il lato positivo.
Qual è stato il tuo primo spettacolo?
Si chiamava “La fragile forza delle rose”, lo avevamo preparato per un concorso scolastico, riguardante dei personaggi femminili, che avevano in comune l’emancipazione; io interpretavo il personaggio di un maschilista accanito.
Hai delle opere preferite?
In cui ho recitato: “Aspettando Godot”
Di quelle che ho letto “Il mercante di Venezia”, “La signorina Papillon” e “Il malato immaginario”
In cosa consistono le lezioni di biomeccanica teatrale?
Nelle lezioni si allenano doti come: equilibrio, concentrazione e stabilità. Esse sono necessarie per orientarsi sul palcoscenico e per avere una maggiore percezione di ciò che ti circonda, come oggetti o persone che parlano e si muovono. Si fanno esercizi finalizzati a sentire ogni proprio movimento, per ottenere il controllo e la coscienza del proprio corpo. È l’opposto del primo metodo Stanislavskij, poiché è una tecnica non basata assolutamente sull’emotività, poiché, al contrario, deriva dall’azione; infatti bisogna imparare a replicare perfettamente lo stesso movimento ogni volta che lo si ripete.
Come sono cambiate le lezioni a causa dell’attuale pandemia? Ci sono degli aspetti positivi?
Rispetto alle lezioni di prima, in seguito alle lezioni online sicuramente ho visto migliorare il linguaggio poiché, dovendo provare spesso delle scene e dei dialoghi, si riesce a parlare più fluentemente e a perfezionare la propria dizione. Abbiamo lavorato su molte cose interessanti, che in presenza sicuramente non avremmo approfondito. A distanza la biomeccanica si può studiare poco e quando torneremo in presenza andrà sicuramente allenata di nuovo.
Cosa ti aiuta a migliorare?
La competitività aiuta molto a migliorare, così come osservare e prendere spunto dagli altri, cercando qualcosa di interessante in chi osservi, magari l’atteggiamento o il tono di voce.
Descrivi la tua esperienza in tre parole.
Compagnia, divertimento e passione
Secondo te, servono dei requisiti particolari per iniziare a recitare?
Ci sono persone totalmente diverse che iniziano a fare teatro e trovano la voglia di fare, una passione comune, perché chi lo fa con passione, trova i risultati. Nel tempo che dedichi al teatro devi goderti il momento, quando entri dalla porta devi lasciare da parte tutti i tuoi pensieri e dedicarti solo a quello.
Consiglieresti a qualcuno di iniziare il tuo stesso percorso?
Assolutamente sì, ho già consigliato a molte persone di avvicinarsi al teatro e alcune sono cambiate completamente.
Dopo queste parole vi auguro, con questa intervista, di avvicinarvi al mondo del teatro come ho fatto io, come ha fatto Davide e come hanno fatto centinaia di altre persone nel mondo, perché ne vale davvero la pena.
Ringrazio inoltre il mio insegnante Lorenzo Trombini per avermi fornito il materiale necessario sulla biomeccanica teatrale.