di VINCENZA LEGGIO-L’assenza dello Stato in Sicilia ha favorito nel corso dei secoli l’annidarsi e l’evolversi del fenomeno mafioso. Negli ultimi mesi Castelvetrano è stata etichettata come una città mafiosa.
Sono nata e cresciuta in questa città e posso testimoniare come essa abbia una tradizione storica e artistica; vi sono chiese e monumenti di alto pregio. La borgata marittima di Selinunte, inoltre, con il suo splendido mare e il parco archeologico concilia l’aspetto culturale con quello edonistico.
Negli anni molti illustri intellettuali si sono distinti per la loro intelligenza e il loro talento di fama nazionale: dal filosofo Giovanni Gentile, al professore Rosario Di Bella ed altri.
Ancora oggi vi sono giovani dotati di talento e capacità, costretti, purtroppo, ad emigrare perché non trovano quell’humus fertile che permetta loro di affermare le proprie qualità; l’amministrazione comunale, inoltre , non lascia che i giovani esprimano le loro capacità e competenze , perché inesperti. Le novità creano ansia e paura, si preferisce rimanere ancorati alle idee antiche sclerotizzate piuttosto che attuare una rivoluzione culturale.
Diceva Don Fabrizio nel romanzo il “ Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa”Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.
Castelvetrano non è composto da persone mafiose, ma da persone pensanti che vogliono esprimere le proprie idee e dimostrare le proprie capacità senza fuggire dal proprio paese per essere considerati bravi.
Molte associazioni culturali e le istituzioni scolastiche promuovono iniziative di alta valenza educativa e culturale, educano i giovani al rispetto ed alla legalità, ricevono premi da enti italiani e da personaggi illustri della cultura letteraria e scientifica.
Dunque come può un paese di persone mafiose ricevere premi?
Concludo con un’espressione tratta dal romanzo il “Gattopardo”: “Il clima si vince, il paesaggio i può cambiare, il ricordo dei vecchi governi si cancella. Sono certo che i Siciliani vorranno migliorare.L’assenza dello Stato in Sicilia ha favorito nel corso dei secoli l’annidarsi e l’evolversi del fenomeno mafioso. Negli ultimi mesi Castelvetrano è stata etichettata come una città mafiosa.
Sono nata e cresciuta in questa città e posso testimoniare come essa abbia una tradizione storica e artistica; vi sono chiese e monumenti di alto pregio. La borgata marittima di Selinunte, inoltre, con il suo splendido mare e il parco archeologico concilia l’aspetto culturale con quello edonistico.
Negli anni molti illustri intellettuali si sono distinti per la loro intelligenza e il loro talento di fama nazionale: dal filosofo Giovanni Gentile, al professore Rosario Di Bella ed altri.
Ancora oggi vi sono giovani dotati di talento e capacità, costretti, purtroppo, ad emigrare perché non trovano quell’humus fertile che permetta loro di affermare le proprie qualità; l’amministrazione comunale, inoltre , non lascia che i giovani esprimano le loro capacità e competenze , perché inesperti. Le novità creano ansia e paura, si preferisce rimanere ancorati alle idee antiche sclerotizzate piuttosto che attuare una rivoluzione culturale.
Diceva Don Fabrizio nel romanzo il “ Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa”Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.
Castelvetrano non è composto da persone mafiose, ma da persone pensanti che vogliono esprimere le proprie idee e dimostrare le proprie capacità senza fuggire dal proprio paese per essere considerati bravi.
Molte associazioni culturali e le istituzioni scolastiche promuovono iniziative di alta valenza educativa e culturale, educano i giovani al rispetto ed alla legalità, ricevono premi da enti italiani e da personaggi illustri della cultura letteraria e scientifica.
Dunque come può un paese di persone mafiose ricevere premi?
Concludo con un’espressione tratta dal romanzo il “Gattopardo”: “Il clima si vince, il paesaggio i può cambiare, il ricordo dei vecchi governi si cancella. Sono certo che i Siciliani vorranno migliorare.