//D’Annunzio: da esteta ad eroe nazionale

D’Annunzio: da esteta ad eroe nazionale

di | 2018-06-07T07:56:39+02:00 7-6-2018 0:30|Alboscuole|0 Commenti
di GIUSEPPE REITANO – Gabriele D’Annunzio fu senza dubbio uno dei personaggi più importanti del ‘900. Ebbe una personalità stravagante e unica e fu considerato da molti un modello da imitare e da molti altri da evitare. La sua poetica è stata l’espressione più appariscente del Decadentismo italiano. Egli riprese dalle figure più importanti di quello europeo modi e forme, utilizzandoli come elementi decorativi della sua fastosa arte letteraria, ma senza approfodirne l’aspetto filosofico e l’intima problematica . Aderì soprattutto alla tendenza irrazionalistica e al misticismo estetico del movimento letterario, rigettando la ragione come strumento di conoscenza per abbandonarsi invece alle suggestioni del senso e dell’istinto. Nota forse anche più della sua attività letteraria è la sua vita personale,“ il vivere inimitabile”, che affascinava gli italiani dei suoi tempi, sui quali aveva un importante ascendente, che gli fu particolarmente utile durante la sua attività politica e militare. Nel suo primo romanzo “Il piacere”, del 1889, confluisce ed è oggettivata la crisi dell’esperienza mondana e letteraria che lo scrittore aveva vissuto fino a quel momento. L’ identità autore-protagonista pose D’Annunzio in una posizione di distacco narrativo e di autocritica, ovvero egli si identifico’ con il protagonista, ma allo stesso tempo critico’ la sua falsità, la sua doppiezza, la menzogna e l’inganno che usava nei confronti delle donne da lui amate e possedute. Il protagonista, Andrea Sperelli, ci appare quasi come una figura intermedia tra il superuomo e l’inetto, che ha perso il dominio di sé, la propria genuinità, la facoltà di agire senza ambivalenze e di godere a pieno i piaceri agognati. “Il piacere” non rappresenta tuttavia il definitivo distacco dello scrittore dal modello dell’esteta; questo, anzi, è destinata ad arricchirsi di altre caratteristiche derivanti dall’ideologia del superuomo. All’inizio degli anni Novanta dell’Ottocento, infatti, lo scrittore, consapevole di attraversare un periodo di crisi, cercò nuovi orizzonti, al di fuori della società in cui viveva; trovò una soluzione nell’ideologia del superuomo, affine al modello del filosofo tedesco Nietzsche, un mito non solo di bellezza, ma anche di energia eroica e attivistica. Il superuomo doveva mettere in primo piano il proprio istinto, la propria intelligenza, la propria volontà di avventura, fuori da ogni legge morale. Famose sono le sue imprese in ambito militare che gli valsero il titolo di vate. Altrettanto celebre è l’impresa di Fiume durante la quale, insieme ad un esercito di volontari, occupò la città e ne proclamò l’annessione all’Italia. Con questo gesto D’Annunzio raggiunse l’apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico. Inoltre, è necessario menzionare che durante la reggenza del Carnaro D’Annunzio e il governo fiumano vararono tra l’altro la Carta del Carnaro, una costituzione provvisoria, che prevedeva numerosi diritti per i lavoratori, le pensioni di invalidità, il suffragio universale maschile e femminile, la libertà di opinione, di religione e di orientamento sessuale, la depenalizzazione dell’omosessualità, del nudismo e dell’uso di droga, la funzione sociale della proprietà privata, le autonomie locali e il risarcimento degli errori giudiziari, il tutto molto tempo prima di altre carte costituzionali dell’epoca. Conclusasi l’esperienza fiumana con il Natale di sangue, D’Annunzio si ritirò nella villa di Cargnacco, ribattezzata da egli stesso il Vittoriale degli Italiani. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale.