di ENZA PALMESE – Salvatore Morelli (Carovigno, 1º maggio 1824 – Pozzuoli, 22 ottobre 1880) fu un giornalista, uno scrittore, ma anche un patriota e politico italiano.
Egli operò e scrisse nella seconda metà dell’Ottocento, rappresentando una figura importante dell’area riformista italiana.
Visto il suo trascorso socio-politico e la portata delle sue proposte, può essere definito, senza ombra di dubbio, l’anticonformista per eccellenza. Precursore di idee innovative, fu più volte deriso e denigrato dagli stessi membri della Camera.
Adesso conosciamo più da vicino la vita e il pensiero di questo scrittore poco noto ai più.
Nel 1840 si recò a Napoli per studiare giurisprudenza. Nella capitale del Regno si avvicinò agli ambienti mazziniani dove si discuteva di Costituzione, di diritti dell’uomo e aderì alla “Giovane Italia”. Intravide in re Ferdinando II un “liberale” capace di grandi cambiamenti, ma resosi conto della sua inerzia, ne bruciò il ritratto in piazza. Per questa sua “disobbedienza” venne condannato a otto anni di carcere.
Tornato in libertà, nel 1861 pubblicò la sua opera più importante: “La donna e la scienza”. Le sue riflessioni si concentrarono soprattutto sulle disuguaglianze sociali e culturali che penalizzavano la figura femminile.
Nelle pagine dei suoi scritti, lo studioso e politico pugliese più volte fece osservare come fosse del tutto ingiustificato e immorale il processo discriminatorio attuato nei confronti della donna. Morelli vedeva quest’ultima come promotrice “dell’educazione degli esseri umani”, un’educazione basata sulla scienza intesa come “cultura, come elevazione intellettuale a cui è affidato il compito di illuminare la figura femminile in maniera tale che possa essere una guida per il cammino dell’intera comunità”.
Lo scrittore aveva una così alta concezione della donna da ritenerla un pilastro portante della nostra società, il fulcro fondamentale delle istituzioni, colei che, generando la vita, fosse l’unica sorgente di civiltà per le future generazioni. Era convinto, inoltre, che complice del malessere della società fosse l’ignoranza, motivo per il quale considerava importante attuare una vera e propria riforma scolastica.
Grazie al suo impegno, le ragazze furono ammesse a frequentare i primi due anni del Ginnasio. Propose un’istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti, tutelò i deboli, lottò contro la pena di morte.
Nel 1867 venne eletto deputato nel collegio di Sessa Aurunca, dove continuò la sua battaglia a favore delle donne, promuovendo disegni di legge che ne migliorassero la condizione giuridica, affinché si desse inizio ad una nuova era, foriera di riforme a tutto campo.
Negli anni 1874-1875, propose un nuovo diritto di famiglia, con cento anni di anticipo rispetto a quello approvato solo nel 1975, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio cognome, il riconoscimento dei figli illegittimi e il divorzio. Sempre nello stesso anno (1875), con apposita bozza di legge, presentò richiesta per il diritto di voto alle donne.
Per comprendere la modernità di questa proposta basti ricordare che esso sarà introdotto in Italia solo nel 1946, con l’avvento della Repubblica.
Nessuna delle leggi che egli propose venne presa in considerazione.
Solo nel 1877 il Parlamento italiano approvò il suo progetto di legge, “Legge Morelli n. 4176 del 9 dicembre 1877”, per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti normati dal Codice civile, come i testamenti, importante progresso per i risvolti economici e per l’affermazione del principio di capacità giuridica delle donne.
Morì in miseria, non esistendo allora l’indennità parlamentare, nella camera di una piccola locanda di Pozzuoli.
Le emancipatrici americane scrissero che era morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.
Da non dimenticare, tra l’altro, le opere pubbliche realizzate durante il suo mandato parlamentare: la bonifica di alcune zone della Campania, infestate dal colera nella prima metà del XIX secolo, la realizzazione della linea ferroviaria Sessa Aurunca – Gaeta di circa 60 chilometri; la fondazione del liceo ginnasio di Sessa Aurunca.
Oggi l’opera meritoria di Salvatore Morelli viene rivalutata ed apprezzata. Ad oltre un secolo dalla sua scomparsa, convegni nazionali ed internazionali ne ripropongono la figura nel contesto dei fervori democratici dell’Ottocento europeo.