Di Sofia Luce di Cosmo – classe II sez. E
Oggi, con la professoressa Barile, abbiamo ascoltato e visionato con relative immagini, la profonda poesia di Primo Levi :’’Se questo è un uomo’’. Scritta da Primo Levi a testimonianza di quanto accaduto ad Auschwitz, nel Lager dove ha vissuto e dal quale è sopravvissuto. Parla della Shoah e del dolore di tutti coloro che sono state vittime come lui dell’olocausto. Devo dire che mi ha colpito molto perché ha racchiuso in quelle parole, tutte le verità, per molto tempo nascoste, di quel terribile luogo. Credo che tutti noi, anche se per pochi secondi, ci siamo fermati a riflettere e a pensare, a come trascorrevano la loro ingiusta esistenza e in più senza colpa, quelle persone. Come dice infatti il primo pezzo della poesia, noi non ci rendiamo conto di essere così fortunati, beh… mi pare ovvio che nessuno vorrebbe e soprattutto dovrebbe mai trovarsi in quella situazione ma non dobbiamo neanche dimenticare che milioni e milioni di ebrei sono stati sterminati per nessun motivo se non per invidia. Un sentimento così forte che ha spinto degli uomini ( se così possono essere chiamati) ad uccidere. Uomini troppo orgogliosi da ammettere che gli ebrei fossero davvero molto intelligenti e che come tali, potessero fare la differenza…uomini troppo egoisti e crudeli per poter considerare che tutti loro avessero un vita normale prima che tutto questo orrore accadesse. La frase ‘’che muore per un sì o per un no’’ è quella che magari ci ha fatto più riflettere. Ci fa capire che non importava a nessuno della loro esistenza, non erano nulla e venivano ingannati. La cosa più crudele è che appunto “venivano ingannati’’: dicevano infatti ai bambini più piccoli di seguire i soldati con l’inganno di poter riabbracciare le loro madri. Ecco questo di sicuro non accadeva, i bambini in realtà venivano uccisi e non di certo portati dalle loro madri. Riguardo al resto della poesia parla invece delle donne, a cui venivano rasate i capelli, private della loro dignità e lasciate morire di fame o di malattie, che restavano incinte e partorivano il proprio bambino in un campo di concentramento, per poi morire. Ditemi infatti se questa è umanità…No di certo. L’ultimo pezzo della poesia invece ci fa capire che dobbiamo non dimenticare e tramandare quanto accaduto per non far spegnere mai la voce di quanti sono tristemente morti in quei Lager. Le generazioni che verranno dopo di noi ricorderanno e continueranno senza mai spegnere il “ricordo”, “la memoria”. Noi infatti siamo ad oggi molto fortunati ad avere testimoni veri e propri dell’olocausto come ad esempio Alice Herz-Sommer, Liliana Segre e altri. Il messaggio quindi è quello di continuare a ricordarsi e a tramandare questo terribile periodo, poiché anche il nome è ‘’IL GIORNO DELLA MEMORIA’’.