Forse, quanto è avvenuto” non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare. Mi spiego: “comprendere” un proponimento o un comportamento umano significa (anche etimologicamente) contenerlo, contenere l’autore, mettersi al suo posto, identificarsi con lui. Ora, nessun uomo normale potrà mai identificarsi con Hitler, Himmler, Goebbels, Eichmann e infiniti altri. Questo ci sgomenta e insieme ci porta sollievo: perché forse è desiderabile che le loro parole (e anche, purtroppo, le loro opere) non ci riescano più comprensibili.(…) Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
(Primo Levi)
Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto. C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo
(Primo Levi)
Gli altri prigionieri di Auschwitz popolano la mia memoria della loro presenza senza volto e se potessi racchiudere in un’immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia del pensiero.
(Primo Levi)
Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui.
(Primo Levi)
Chi ha subito il tormento non potrà più ambientarsi nel mondo, l’abominio dell’annullamento non si estingue mai. La fiducia nell’umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più.
(Jean Améry)
Il ricordo di un trauma, patito o inflitto, è esso stesso traumatico, perché richiamarlo duole o almeno disturba: chi è stato ferito tende a rimuovere il ricordo per non rinnovare il dolore; chi ha ferito ricaccia il ricordo nel profondo, per liberarsene, per alleggerire il suo senso di colpa.
(Primo Levi)
I “salvati” del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l’esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della “zona grigia”, le spie. Non era una regola certa (non c’erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti.
(Primo Levi)
Entrare ad Auschwitz non è mai facile. Anche se sono passati 70 anni. Quando vedo da lontano la torretta, mi succede ogni volta, comincio a stare male. Ma vengo lo stesso ogni anno. Per non dimenticare. Poi, quando la visita finisce, ricomincio a respirare. E io posso tornare alla mia vita».
(Andra Bucci, sopravvissuta ad Auschwitz)
Quando la maestra mi disse “non ho fatto io le leggi razziali” capii che l’indifferenza fa più male di uno schiaffo.
Quella indifferenza è la mia nemica personale.
(Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah)
Questo non è un sanatorio. Questo è un Lager tedesco, si chiama Auschwitz, e non se ne esce che per il Camino. Se ti piace è così; se non ti piace, non hai che da andare a toccare il filo elettrico.
(Primo Levi)
Qui si devono giudicare le sue azioni, non le sofferenze degli ebrei, non il popolo tedesco o l’umanità, e neppure l’antisemitismo e il razzismo.
(Hannah Arendt)
Il terrore inespresso che permea il nostro ricordo dell’Olocausto (collegato, e non a caso, al pressante desiderio di non trovarsi faccia a faccia con tale ricordo) è dovuto al tormentoso sospetto che l’Olocausto potrebbe essere più di un’aberrazione, più di una deviazione da un sentiero di progresso altrimenti diritto, più di un’escrescenza cancerosa sul corpo altrimenti sano della società civilizzata; il sospetto, in breve, che l’Olocausto non sia stato un’antitesi della civiltà moderna e di tutto ciò che (secondo quanto ci piace pensare) essa rappresenta. Noi sospettiamo (anche se ci rifiutiamo di ammetterlo) che l’Olocausto possa semplicemente aver rivelato un diverso volto di quella stessa società moderna della quale ammiriamo altre e più familiari sembianze; e che queste due facce aderiscano in perfetta armonia al medesimo corpo. Ciò che forse temiamo maggiormente è che ciascuna delle due non possa esistere senza l’altra, come accade per le due facce di una moneta.
(Zygmunt Bauman)
Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?
(Primo Levi)
La gran massa dei tedeschi ignorò sempre i particolari più atroci di quanto avvenne più tardi nei Lager: lo sterminio metodico e industrializzato sulla scala dei milioni, le camere a gas tossico, i forni crematori, l’abietto sfruttamento dei cadaveri, tutto questo non si doveva sapere, ed in effetti pochi lo seppero, fino alla fine della guerra. Per mantenere il segreto, fra le altre precauzioni, nel linguaggio ufficiale si usavano soltanto cauti e cinici eufemismi: non si scriveva «sterminio» ma «soluzione definitiva», non «deportazione» ma «trasferimento», non «uccisione col gas» ma «trattamento speciale», e così via.
(Primo Levi)
Il mondo in cui noi occidentali viviamo ha molti e gravissimi difetti e pericoli, ma rispetto al mondo di ieri presenta un gigantesco vantaggio: tutti possono sapere subito tutto su tutto.
(Primo Levi)
Per il fatto che un Auschwitz è esistito, nessuno dovrebbe ai nostri giorni parlare di Provvidenza.
(Primo Levi)
Se con l’Olocausto Dio ha scelto di interrogare l’uomo, spetta a questi rispondere con una ricerca che ha Dio per oggetto.
(Elie Wiesel)
Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. […] Se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale davanti al principio d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea.
(Primo Levi)
Ciò che un cristiano fa è sua propria responsabilità, ma ciò che fa un singolo ebreo viene fatto ricadere sulle
spalle di tutti gli ebrei.
(Anna Frank)
Se la tolleranza democratica fosse stata ritirata quando i futuri capi cominciarono la loro campagna,
l’umanità avrebbe avuto la possibilità di evitare Auschwitz e una guerra mondiale.
(Herbert Marcuse)
La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria
è un pover’uomo.
(Mario Rigoni Stern)
Non è l’Olocausto ciò che troviamo difficile da comprendere in tutta la sua mostruosità. E’ la civiltà
occidentale che l’Olocausto ha reso pressoché incomprensibile.
(Zygmunt Bauman)
Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga
né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di
raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non
trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale.
(Hannah Arendt)
La Shoah, come in ambito ebraico viene chiamato l’Olocausto, termine a suo modo improprio, fu un evento
senza precedenti perché mai era stato deciso a tavolino lo sterminio, l’annientamento di un popolo in
quanto tale.
(Elena Loewenthal)
Gli ebrei tedeschi erano molto assimilati nella cultura tedesca, quindi alcuni non si sono resi conto del
pericolo incombente. Chi ha potuto si è messo in salvo, ma quando il fascismo e il nazismo è dilagato in
Europa, ad un certo punto era troppo tardi per accorgersene. Quindi ci sono stati dei segni, sono stati
captati dei segnali di pericolo, sono stati anche denunciati. Ma la tragedia della guerra e la Shoah hanno
travolto la minoranza ebraica. A un certo punto era impossibile mettersi in salvo.
(Tullia Zevi)
A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio.
Anna Frank
Sarà bene ricordare a chi non sa, ed a chi preferisce dimenticare, che l’olocausto si è esteso anche all’Italia, benché la guerra volgesse ormai alla fine, e benché la massima parte del popolo italiano si sia mostrata immune al veleno razzista.
Primo Levi
Dopo Auschwitz non è più possibile la poesia.
Theodor Adorno
Approfondimento di Sara Mucci- Simona Naturale- Arianna Padulo-Giulia Rigucci – Alessia Zaccaro 3^I
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere felice.
(Anna Frank)
di Fabio Tancredi e Giulia Verroia