Iniziò tutto il giorno prima, il 12 novembre, quando tutta la città di Beacon Hills si svegliò con la neve che cadeva a fiocchi. Poiché dovevo andare a scuola, scesi dal letto, andai in bagno, feci colazione, salutai mia mamma e partii. Era un giorno come tutti gli altri, mi ricordo che nel tragitto incontrai Max, un mio amico sin dall’asilo. Alla 1° e 2° ora avevamo matematica, una materia che odiavo, dopo avevamo italiano con l’insegnante Martin, Elisa Martin, era brava solo che mi stava antipatica, insegnava anche storia e geografia. Finita la scuola tornai a casa, c’era la mamma che mi aspettava, mangiammo insieme come sempre, però lei non parlava, sembrava preoccupata. Andai in camera mia, feci i compiti e per caso aprii un cassetto e trovai un libro intitolato “Ciao” con una data 19 aprile 1995. Feci un po’ di ricerche e scoprii che quello che accadde quel giorno era la stessa cosa che sarebbe successa il 13 novembre. Nel libro era riportato che in quel giorno era successa una cosa terribile, persone morte e una strana figura alta con una maschera di nome Mercmen. La mattina corsi a scuola e avvisai tutti, all’inizio non mi credeva nessuno ma dopo aver mostrato il libro alla prof.ssa Martin che era anche la vicepreside, tutti mi credettero e la notizia si diffuse. La mattina del 13 fu tranquilla, nel pomeriggio arrivarono i veri problemi, infatti si sentì uno strano rumore proveniente dai bagni e dopo cinque minuti di continuo rumore da essi uscì un liquido argentato: era mercurio. Il rumore e il mercurio provenivano dalle fogne e Max conosceva una strada che portava a esse. Quindi noi ci inoltrammo, percorremmo tutto il tunnel e piano piano sentimmo dei passi e vedemmo Mercmen! Era lui proprio come era raffigurato nel libro. Il mercurio usciva dai palmi della mano e appena toccava qualcosa lo bruciava. Io e Max corremmo fuori dal tunnel e ci nascondemmo dietro un cestino e per fortuna non ci vide. Quando giungemmo a casa avevamo scoperto che c’era solo un modo per fermarlo: serviva una pietra, che solo un Omega possedeva. Un Omega era un saggio, anziano signore con dei poteri e qui in città ce n’era uno. Andammo da lui si chiamava John, gli mostrai il libro e disse: “quel libro l’ho scritto io”, gli chiedemmo della pietra, però lui non la possedeva, ma sapeva dove si trovava: in un sotterraneo. Ci diede una cartina e disse: “seguite le correnti telluriche”, noi le seguimmo e ci portarono al sotterraneo. Max prese la pietra e aspettammo la notte per andare da Mercmen. Ritornammo nelle fogne e lui fu come attirato dalla pietra, ci attaccò, sparò mercurio da tutte le parti e un po’ mi colpì nella gamba. Noi alzammo la pietra al cielo come ci aveva detto l’Omega, questa esplose e fece uscire un fulmine che uccise Mercmen. Il problema più grande era che la pietra si era rotta quindi perduta, per fortuna fino a oggi non è ancora riaccaduto, ma se succederà di nuovo non so se ci potremo salvare! Chiedo perciò a tutti di essere vigili.
Carlo Galvan, 2^G