“Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita.
Tutto qui, nulla di speciale.” Così inizia il discorso di Steve Jobs, fatto davanti agli studenti sul palco dell’università di Stanford in California nel 2005; in queste parole sincere, umili, forse scherzose, si nasconde un uomo, una persona fragile, con un passato non facile, con una vita travagliata, ma proprio queste esperienze, come l’essere stato adottato, come il lasciare tutto per puntare in alto, l’avevano reso forte. Sì, perché nel suo monologo la prima cosa che si coglie di quest’uomo è l’incredibile forza, che gli aveva permesso di arrivare così in alto, che gli aveva fatto trovare il coraggio di lasciare tutto quello che aveva di certo per provare qualcosa di nuovo, per far avverare il suo sogno. Questo suo modo di essere è evidente quando entra a far parte della sua vita la malattia che lo ha condizionato negli anni successivi e poi condotto alla morte. Aveva 50 anni quando ha scoperto di avere un tumore al pancreas; nonostante questo la morte non diventa una sua nemica, anzi continua a descriverla, e lo fa in maniera strepitosa nelle parole pronunciate nel 2005 all’università, quando sapeva già della malattia. Ci dice, riuscendo a trasformare qualcosa di estremamente negativo in strumento di crescita personale: “Ricordare che sarei morto presto è stata la cosa più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore”. Ed è di questo cuore che parla più volte Steve Jobs, di una passione che i giovani devono cercare senza arrendersi mai perché è l’amore che porta alla realizzazione di un progetto o di un sogno, che deve portare ad avere fiducia in se stessi e negli altri, che deve portare ad avere sete di sapere e di sognare, che deve condurre l’uomo a vivere la sua vita al massimo .In questo discorso si leggono le parole dell’uomo Steve Jobs, non dell’inventore informatico con una carriera immensa e un grandissimo successo ,di quell’umile personaggio che si era sentito piccolo di fronte a tutti quei laureati, perché lui la laurea non l’aveva mai avuta; ed è forse per questa umiltà, che gli è stata riconosciuta che, il giorno dei funerali milioni di persone si sono raccolte intorno alla sua bara per salutare l’uomo che “esplorava, prima degli altri, il futuro che valeva la pena di costruire”.