//Il BENE NEL MALE?

Il BENE NEL MALE?

di | 2020-12-09T21:38:10+01:00 9-12-2020 21:34|Alboscuole|0 Commenti
Di Minerva Freda, Liceo scientifico “E. Majorana”, classe IV B

“Ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de laltre cose ch’i’ v’ho scorte. Dante, Inferno, I, vv. 8, 9

Quante volte abbiamo sentito sia a scuola, sia sui libri e, magari, anche in televisione, questi famosissimi versi?

Come ben sappiamo, sono versi tratti dal I canto dell’Inferno, prima opera racchiusa all’interno della Commedia, il poema più famoso del globo terrestre, nato dalla penna del fiorentino Dante Alighieri.

Ma ci siamo mai fermati ad analizzarli ed a capire, sul serio, il loro significato?

Qui troviamo un Dante smarrito, confuso, impaurito il quale, all’improvviso, viene raggiunto da tre grandi bestie, le quali non sono proprio molto adorabili: la lupa, il leone e la lonza.

Ad arrivare in suo soccorso vi è Virgilio, poeta vissuto in età romana e creatore del poema epico l’Eneide, il quale ha il compito di guidare il nostro protagonista verso quei luoghidell’Oltretomba, che solo alcuni mortali avevano avuto il piacere di visitare: i fantomatici Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Dante, quindi, la notte tra il 7 e l’8 aprile del 1300, si ritrova nella selva oscura, chè la diritta via era smarrita”. Dante, Inferno, I, v. 3

Egli è arrivato al punto più basso della sua vita. Un punto dove la tua anima è immersa nel peccato, nell’errore e tu, uomo, non sai come ritrovare la via per uscirne.

Eppure, ti ostini a voler ricercare il bene, anche in ciò che è governato dal buio, dal male.

All’inizio non riuscivo proprio a capire cosa di buono ci fosse nel male; ma, fortunatamente, è venuto in mio soccorso il prof. Diego Picano, il quale, attraverso una conferenza organizzata dalla mia scuola dal titolo “Parola sorvolata da stelle”, ha chiarito ogni mio dubbio.

La prima domanda a cui il prof ci ha sottoposto è stata: “Perché Dante è così convinto di aver trovato il bene in un luogo dove, per eccellenza, regna il male assoluto di Lucifero?

L’Inferno, formatosi dopo la cacciata di Lucifero dal Paradiso, è il luogo dove vengono puniti i peccatori e tutto all’interno di esso richiama il dolore, il peccato, la dannazione eterna.

E allora come facciamo a trovare qui il bene?

Prima di tutto dobbiamo chiederci cosa sia, esattamente, il peccato.

Il prof. ci pone difronte un esempio, che cito testualmente: “Immaginatevi di essere un uomo, il quale, innamorato della propria donna, decide di portarle un mazzo di rose rosse. Arrivato a casa, la donna è entusiasta di quel gesto e decide di accettare i fiori. Ma l’uomo, preso da un istinto di rabbia, butta a terra questo mazzo, calpestandolo. Cosa risponde la donna? Che peccato, erano bellissimi!.

Adesso, chiunque stia leggendo questo articolo, si chiederà: “Beh, che c’entra con Dante?”

Ed è proprio qui che sbagliamo.

Attraverso questo esempio ho inteso cosa il profvolesse insegnarci: il peccato è uno spreco della bellezza.

Quanto sono stati sprecati quei fiori così belli, così profumati! E’ così sprecato averli gettati a terra!

Ma per trattare di questo spreco avvenuto, devo capire cosa sia realmente la bellezza per me.

La bellezza può essere il sole che tramonta dopo una lunga giornata, l’odore di una bella torta appena sfornata, l’abbraccio di una persona amata… è qualcosa di soggettivo, diverso da persona a persona, che ha sede nel profondo della nostra anima.

Capire ciò che per me è bello mi riempie il cuore. Mi fa capire chi sia io e cosa desideri. Sto bene con me stessa.

È un qualcosa di così forte, che accende in me un desiderio.

Ed è lo stesso che compie Dante.

Nella Vita Nova egli ci fa comprendere la tranquillità, la serenità, la quiete che lui prova quando vede la donna amata che altrui saluta: Beatrice.

Guardando gli occhi, i capelli, il sorriso, lui si sente felice e non vorrebbe privarsi di questa beatitudine.

Tuttavia tutte le cose belle finiscono prima o poi. Così, un giorno, la morte porta via con sé Beatrice e Dante si getta nello sconforto.

In preda a questi sentimenti negativi, ormai padroni del suo corpo, Dante intraprende questo viaggio. Comprende, infatti, di dover trovare l’oggetto del suo desiderio, riuscendo, poi, a ricongiungersi con la donna amata alle porte del Paradiso.

Ad aiutarlo a ritrovare il suo amore c’è una figura non messa a caso: Virgilio.

Virgilio è, forse, la figura più importante della Commedia.

Arriva in un momento in cui Dante riconosce la necessità di un aiuto e di una compagnia. Ma non è il poeta a scegliere il suo maestro. La guida appare all’improvviso, come un imprevisto, e in un modo così repentino che il poeta se ne accorge quasi per caso.

Dante riconosce l’autorità di Virgilio, fidandosi dei suoi giudizi e consigli.

Capisce che il poeta, attraverso l’Inferno ed il Purgatorio, lo ha portato verso le stelle, verso la realizzazione del suo desiderio.

E questo è un po’ il ruolo che, oggigiorno, hanno i nostri insegnanti nei nostri confronti.

Quante volte ci hanno sgridato, ci hanno dato brutti voti, non perché essi siano delle personificazioni delle tre fiere, bensì per spronarci a fare del nostro meglio? Perché non potremmo paragonarli alla figura di Virgilio?

Non cercano ogni giorno di indirizzarci verso la strada del bene?

Quindi, come dice Oscar Wilde e come termina il prof. Picano, “le cose importanti della vita non si apprendono, ma si incontrano”.