di redazione – Per le sue radici affondate nel suolo e per i rami che si innalzano al cielo l’albero è ritenuto universalmente un simbolo dei rapporti tra terra e cielo. L’albero rappresenta l’asse del mondo è simbolo della rigenerazione e perciò della vita stessa nel suo divenire e segna un percorso inteso appunto come crescita ed evoluzione anche dell’uomo. L’abete per esempio è un albero sempreverde, non perde le foglie e dunque non si spoglia in pieno inverno, proprio quando tutti gli altri alberi sembrano “morti”. Se facciamo un salto nel passato nessun popolo umano ha mai avuto la stessa dedizione e reverenzialità nei confronti degli alberi come i Celti, i quali tendevano a venerarli come veri e propri esseri viventi dotati di anima, in grado di catturare energia dalle viscere della terra attraverso le loro maestose radici. L’abete sacro dei celti deve infatti la sua elevazione spirituale al modo stesso in cui vive, reagisce e si adatta; stabilitosi prevalentemente sulle alte pendici delle regioni montuose, l’abete grazie alla sua strategica posizione veniva accostato alla capacità di avere uno sguardo autentico verso l’orizzonte e il futuro. Le pigne che produce hanno, inoltre, la capacità di chiudersi su se stesse quando batte la pioggia, per poi riaprirsi alla luce del sole dando idea di dinamismo, capacità di reazione, e diventando segno esplicito di vita. Alla luce di quanto stiamo vivendo in questo periodo in Italia e nel resto del mondo a causa della pandemia, il nostro Istituto Comprensivo, nonostante tutto, anche quest’anno ha voluto realizzare l’albero di Natale, posizionato all’ingresso della scuola, a simboleggiare proprio come sostenevano gli antichi Greci, la Speranza dell’avvento di tempi migliori. Accanto all’albero una famiglia: il papà la mamma ed un figlio “quel Figlio” Cuore ardente e luminoso che prende vita e racconta negli anni la medesima storia e ogni volta ci incanta e ci commuove, ci richiama ai valori autentici, a ciò che davvero conta e che, troppo spesso, perdiamo di vista. L’umanità fragile e smarrita nel suo umile e disperato tentativo di rialzarsi nei momenti di paura di debolezza e solitudine tende il suo sguardo a quella luce viva e ardente, certa che non l’abbandonerà.