di Anna Capozza, 3E
Era una mattina come le altre, mi sono alzata alle 7.00, ed ero sola in casa; stranamente la mia casa non era più come prima ma era arredata in modo super moderno e tecnologico. Sono andata alla finestra ma non ero più nella mia epoca.
Non so come, ma ero finita nel futuro: dalla mia finestra riuscivo a vedere dei grattacieli enormi tutti pieni di luci, delle strade che avevano dei semafori stranissimi, non c’era nessuno in giro, perché erano tutti al lavoro.
Decisi di fare colazione; la cucina era tecnologica: ordinavi ciò che volevi e subito te lo preparava.
Accesi la tv, aveva solo un canale che trasmetteva il programma che desideravi vedere.
Sono andata a vestirmi e sono scesa di casa. Le strade erano vuote e non incontravi nessuno, c’erano soltanto adulti o giovani che andavano al lavoro nelle loro macchine volanti.
Ho capito che non esistevano più scuole perché i ragazzi avevano già tutte le conoscenze, grazie a un vaccino speciale che si faceva alla nascita, e andavano direttamente a lavorare.
Era tutto così triste: si sentiva un odore di bruciato che proveniva dalle fabbriche.
Non c’erano parchi all’aperto, ma solo serre chiuse con vari tipi di piante; gli animali potevi vederli solo nei parchi privati, in cui loro vivevano, e dove era possibile entrare su prenotazione.
Gli adulti avevano tutti la stessa espressione, fredda e triste, parlavano solo di lavoro, perché erano costretti a lavorare ventitré ore di seguito e avevano un’ora di sonno; le loro giornate erano ripetitive e non avevano neanche un giorno di riposo, non c’erano svaghi o divertimenti.
Gli affetti non esistevano: la famiglia, gli zii, i nonni, tutti lavoravano e non si incontravano mai.
Incontrai, mentre giravo per la città, un ragazzo e provai a fare amicizia, ma lui non parlava la mia stessa lingua, non comprendevo, mi faceva dei gesti; mi sembrava molto triste.
La sua vita era monotona, faceva sempre le stesse cose: è triste non avere emozioni.
Insomma, vivere nel futuro non fa per me, preferisco una vita ricca di emozioni e non ripetitiva.
Tornai a casa di corsa e mi infilai nel letto, dovevo tornare nel presente, mi addormentai e quando mi sono svegliata ero tornata a casa.