di Irene Porro, 3E
C’era una volta una ragazza, che fin da quando era bambina, era attratta da uno strano chiodo conficcato nel muro dello studio di suo padre.
La ragazza si chiedeva sempre il perché di questa sua attrazione e lo chiedeva anche al padre che le rispondeva: ‘’Quando sarai grande lo capirai!’’, e la ragazza continuava a sperare di diventare grande al più presto.
La ragazza amava molto suo padre, lo ammirava per ciò che faceva e di tutto ciò che lei faceva rendeva sempre conto al padre, che era un uomo generoso e disponibile.
Il padre, pur non facendo mai pesare sulla sua famiglia nessun problema, compreso anche una malattia molto grave di cui soffriva da quando era giovane, voleva che sua figlia fosse più indipendente e più sicura di sé.
Purtroppo, la ragazza aveva il difetto di non saper non tener conto dei giudizi del padre e delle sue direttive e per questo conviveva con il senso di smarrimento che avrebbe provato in caso di perdita del padre.
Un brutto giorno di novembre, le condizioni di salute del padre si aggravarono, ma prima di morire il padre diede alla ragazza una lettera e le disse: ’’Aprirai questa lettera solo il giorno del tuo sedicesimo compleanno!’
Il giorno del suo sedicesimo compleanno la ragazza, che nel frattempo aveva ripreso la sua vita e se la stava cavando benissimo anche senza l’aiuto del padre, ricevette una fantastica sorpresa organizzata dai suoi amici. Durante la festa, si ricordò della lettera scritta dal padre e l’aprì. C’era scritto che era arrivato il momento di togliere quel chiodo.
La ragazza corse velocemente allo studio del padre e tolse con forza il chiodo. Notò che c’era un piccolo canale illuminato. Scavò nel muro, partendo dal buco creato dal chiodo e in pochi secondi raggiunse il punto di luce che aveva intravisto. Qui vi trovò la sua testa con un buco in fronte e poco più in là suo padre che le sorrideva.
In un batter d’occhio capì che cosa significava quel chiodo fisso nel muro. Il chiodo fisso nel muro non era altro che il suo pensiero fisso del senso di impotenza e di smarrimento che avrebbe provato alla morte del padre e, quindi, togliere quel chiodo significava dare alla ragazza la certezza che ce l’avrebbe fatta anche da sola e che suo padre, nonostante l’assenza fisica, l’avrebbe accompagnata sempre.