di Marrone Martina, Sarcina Cosimo e Lionetti Anita IIIª A – S.S.I G.
Il 23 novembre scorso è stato l’anniversario del tremendo terremoto dell’Irpinia che costò la vita ad oltre tremila persone. Sono passati oramai quarant’anni da allora, ma quella tragedia ancora brucia dentro. Noi non eravamo ancora nati, ma i nostri genitori e i nonni la ricordano benissimo, perché anche qui a San Ferdinando le scosse si sentirono e provocarono tanti danni e paura.
Con l’aiuto di nostri proff. abbiamo riflettuto su un interessante articolo pubblicato sul sito https://altritaliani.net, scritto da Flavio Brunetti, il quale partendo dal quel terribile giorno, ricorda tutto ciò che è successo in questi 40 anni, con una speciale attenzione agli studenti. Il racconto è intitolato “Il giorno assassino”.
«Quarant’anni, oggi, sono passati. Oggi, sono quarant’anni da allora. Un giorno fantastico. Di novembre. Il 23 novembre. Maniche corte e campagna, arrosti e vino all’aperto fino alla sera. Un giorno incredibile, bello, un regalo d’autunno. Ma quel giorno straniero, venuto da terre lontane, a tradimento, nascose il suo sole bugiardo e mostrò il volto assassino. La sera la terra tremò. Tremila morti. Novemila feriti. Trecentomila sfollati.
Poi, il giorno straniero, l’assassino, partì. Tornò il freddo. Dal cielo cadde la neve a imbrattare i resti di quei poveri morti. Le case, macerie di fango. Le strade, sirene spiegate. Le piazze, pianto dei vivi. I bimbi, spaventati pulcini. Le chiese, sacrari deserti…I mesi passarono e la paura piano piano passò…
Poi fu la volta della terra dove dormono gli Angeli…San Giuliano di Puglia. Fu una scuola. Una scuola pubblica. Dell’obbligo. Una di quelle, dove se non ci mandi tuo figlio vai, tu, in galera. Commetti un reato. Questa è la legge di Stato [qui morirono 27 bambini e le loro maestre]».
Quindi, segue un triste elenco.
«– 6 ottobre 2004: la piccola Ilaria Raschiatore morì schiacciata da un cancello nella scuola dell’Infanzia “Colle dei Frati” di Zagarolo (RM);
– 9 marzo 2006: ad Ossi in Sardegna crollò un solaio vecchio di 50 anni della scuola elementare. Quattro bambini di prima elementare, feriti, furono vivi per caso;
– 13 novembre 2008: una decina di alunni si intossicarono all’IISS Giordano di Venafro. E l’intossicazione dovuta al mal funzionamento degli impianti continuò a ripetersi per giorni. Ma i ragazzi, a cui inizialmente nessuno aveva creduto, si salvarono tutti;
– 22 novembre 2008. Liceo scientifico Darwin a Rivoli – Torino – Vito Scafidi, studente di 17 anni, morì sotto il crollo di un solaio della sua scuola;
– 6 Aprile 2009: L’Aquila ore 3 e 30. Crolla la “Casa dello studente”. Morirono otto studenti che vi alloggiavano. Inascoltate, per settimane, le proteste e le ripetute segnalazioni di pericolo degli studenti che abitavano quell’edificio;
– 17 novembre 2014: Istituto Magistrale di Isernia. Crollò la parte di un solaio al secondo piano precipitando sul pavimenti mattoni e calcinacci. Menomale che gli studenti erano in altre aule;
– tra il 2016 e il 2018 si sono verificati, nelle scuole italiane, ben cinquanta crolli, di cui quindici al Nord, undici al Centro Italia e ventiquattro al Sud».
L’ultima parte riguarda il coronavirus, che l’autore definisce “il maledetto virus del pipistrello” e di come la didattica a distanza abbia provocato gravi conseguenze negli studenti, i quali «non hanno più nulla. Solo lo schermo anonimo di un computer senza anima, senza fiato, senza abbracci».
Il fine di questo articolo è molto bello. È rivolto ai noi alunni e alunne: «Gli studenti sono la forza del nostro futuro. Sono il bene più prezioso che abbiamo. Il nostro avvenire sono loro, i nostri studenti, e noi non valiamo nulla senza di loro. La nostra cultura si specchia nel sapere dei nostri studenti. Bisogna amarli, ma amarli davvero, quei ragazzi un po’ spaventati di crescere. Bisogna capirli e tenerseli stretti. Stretti sul petto. Non sono i nostri nemici, i nostri schiavetti. Sono la parte migliore di noi. Da un anno un nemico tremendo, invisibile e vincente, senza boati eclatanti, senza distruzione di torri e castelli, senza scintillio di spade, senza urli di guerra, senza eserciti, ha ucciso ovunque nel mondo e in Italia più di cinquanta mila persone e ha conquistato anche le scuole. Quell’orrendo nemico tiene prigionieri, da un anno, i nostri studenti.
Amiamoli allora, questi ragazzi indifesi! Sradichiamo dai muri le grate! Liberiamoli dalla noia e dall’apatia, difendiamoli con tutto il nostro amore più grande».