//La CA’ GRANDA: un ospedale per poveri

La CA’ GRANDA: un ospedale per poveri

di | 2020-06-06T07:02:02+02:00 6-6-2020 7:02|Alboscuole|0 Commenti
di Maria Tea Santagiustina Classe 1^ A. –  In questi ultimi tempi con l’emergenza causata dal Covid-19 si è ripreso a parlare del sovraffollamento negli ospedali, ma una volta se qualcuno si ammalava e doveva andare all’ospedale cosa succedeva? Nella seconda metà del Quattrocento nacque a Milano la Ca’ Granda, una casa fatta costruire dal Duca  Francesco Sforza a Milano, una grande metropoli per quel tempo. In quell’ospedale andavano tutti i poveri e i bisognosi di cure urgenti, gli altri invece venivano dirottati in centri di minori dimensioni, dove stavano per un lungo periodo per effettuare cure e riposo. L’ospedale contava quattro medici e quattro chirurghi, ma l’aumentare delle malattie veneree fece aggiungere all’ospedale un quinto componente, inoltre c’erano tre specialisti che dovevano curare i malati di tigna ovvero una malattia del cuoio capelluto. Quando un paziente entrava nell’ospedale veniva accolto da un medico o da un chirurgo che faceva un prima diagnosi per capire in che “reparto” metterlo. A quei tempi tutto questo era una grande novità e anche un grande privilegio poter essere curati con farmaci studiati secondo le conoscenze del tempo. Il paziente veniva lavato e gli veniva fornito un ‘camicione’ e un berretto, questi vestiti venivano lavati accuratamente ogni volta anche per togliere le tarme che mangiavano gli indumenti. I letti erano quasi sempre costituiti da un materasso riempito con paglia calda  i quali venivano dotati con due lenzuola di vario spessore e consistenza a seconda della stagione per il ricambio e di un cuscino. I letti erano di diverse dimensioni e comodità  in base alla classe sociale dei pazienti. Nella stanza dove i pazienti potevano essere due o tre c’era anche uno spazio per il bagno dove si trovava l’antenato del nostro Water, e un impianto di ventilazione dell’aria. I pazienti non rimanevano quasi mai da soli infatti oltre ai medici e ai chirurghi, la Ca’ Granda era dotata di barbieri e sotto-barbieri che si occupavano della pulizia degli ospiti e di operazioni minori come l’applicazione delle sanguisughe per i salassi. Le suore invece si occupavano della distribuzione del cibo e controllavano insieme al “sicalco [capitano del popolo]” come i pazienti venivano trattati. In principio negli ospedali venivano ammessi molti tipi di animali tra le corsie come le galline, ma alla Ca’ Granda questo non era permesso, infatti l’unico animale tollerato era il gatto che doveva prendere i topi che portavano malattie. Non tutti gli ospedali per poveri erano così ben organizzati ed infatti Milano divenne ben presto un esempio seguito ben presto dalle altre grandi città dell’Italia del Nord.