di
Gaia Miglietta –
Quest’ anno ho iniziato la prima media ed ormai siamo quasi arrivati alla fine di questo percorso
scolastico alquanto particolare, caratterizzato da una brusca interruzione delle lezioni a causa del Coronavirus e dal proseguimento di esse a casa, tramite didattica online.
Tra i progetti scolastici iniziati a scuola, ce n’è uno che mi è sembrato subito molto interessante:
“Le storie della zia Galatea” che prevedeva la lettura in classe, ogni giovedì, di una storia scritta dagli alunni della scuola.
Con il lockdown il progetto è diventato quindi “Favole a distanza”. Oltre alla condivisione di storie, la zia Galatea ha proposto una colazione condivisa direttamente dalle nostre case. Mi é
sembrata subito un’idea bella e originale e più volte ho condiviso immagini della mia “colazione a distanza”.
La zia Galatea ha deciso di restarci vicina con i suoi racconti, che io ho atteso con ansia e ascoltato regolarmente con mio fratello Andrea e qualche volta anche con mia madre.
Abbiamo deciso di creare un appuntamento fisso e di ascoltare le storie il giovedì (così come facevo a scuola). Appena terminato di pranzare, ci accoccolavamo sul divano per gustarcele.
Tra tutte le storie, mi è piaciuta maggiormente la storia 3.0 ” La mia non storia”.
L’ho trovata molto interessante perché parla di come nascono storie, fiabe, racconti.
A me piace molto leggere, scrivere e tenere dei diari. Spesso, quando leggo, la prima cosa che mi chiedo é come abbia avuto origine quel racconto.
Mi incuriosisce andare alla ricerca del motivo o dello spunto che ha dato origine alla scrittura.
A volte, un testo nasce da un’ esperienza personale ed è frutto delle proprie emozioni; altre invece dalla fantasia dell’ autore, da un suo desiderio o semplicemente dalla voglia di raccontare se stessi.
Scrittura e lettura, secondo me, sono strettamente legate tra loro. Quando leggo una storia penso a quello che c’è dietro e mi ritrovo a cercare di capire le emozioni dell’ autore.
Spesso poi, viene voglia anche a me di scrivere qualcosa di bello, che possa emozionarmi ed emozionare. Chissà se un giorno, da grande, anch’io scriverò un bel libro che tante persone
leggeranno ed apprezzeranno: sarebbe fantastico!
Un altro motivo per il quale ho apprezzato questa storia è che la zia Galatea ci ricorda come sono nate le sue storie. In una piccola scatola di cartone, c’erano ventitré piccoli bigliettini colorati, ognuno dei quali conteneva degli incipit per scrivere i racconti. Ogni incipit riportava
ad un libro diverso. Mi piace pensare che ciascuno di quei biglietti rappresenti una porta da aprire per affacciarsi in un mondo nuovo, una sorpresa da scoprire con la frenesia con cui si scarta un regalo, un percorso da compiere insieme all’ autore di quella storia.
Ogni racconto è scritto da un adolescente come me e probabilmente tratterà temi a noi cari.
Essere adolescenti non è mica facile! In questa ” non storia” si fa riferimento al rapporto adolescenti-adulti, che spesso tendono a sminuire i nostri problemi, le nostre paure, le nostre ansie…come se fossero solo loro ad essere presi dalla rabbia o dalla frenesia della vita. Ma non
è così. Anche noi viviamo momenti di stress, tensione e i motivi possono essere svariati.
Allora gli adulti ci dicono che stiamo esagerando, che tanto poi passa… che crescendo capiremo che non era poi così grave e ci rideremo su. Ma in quel momento gli adolescenti vorrebbero solo essere ascoltati e supportati.
Le storie della zia Galatea hanno tutte qualcosa di speciale e mi hanno emozionato suscitando
in me curiosità, nostalgia, allegria, speranza. Ogni volta che lei racconta le sue storie trasmette la sua passione per i suoi nipoti e la voglia di coinvolgerli e renderli partecipi.
È bello sentire la sua voce rassicurante e vedere il suo viso materno, che ci parla come se fossimo tutti lì vicini a lei, stretti in un abbraccio.
La scuola e i professori in questo periodo mi sono mancati molto, ma la zia Galatea ancora una
volta ha pensato a noi, cercando un modo fantasioso e divertente per ricordarci che la scuola c’è!
Io nel mio piccolo, ho cercato di non deluderla e oltre ad ascoltarla con costanza, ho condiviso più volte la mia colazione con dei messaggini per lei.
Cara zia Galatea, vorrei ringraziarti per averci portato nel tuo cuore in questi mesi difficili.
Hai creato un ponte tra noi e la scuola, stimolando la nostra fantasia e permettendoci anche di creare bei momenti di collaborazione con le nostre famiglie.
Hai avuto un’ idea davvero originale!
Che ne pensi se il prossimo anno, coinvolgi anche noi, i tuoi cari nipotini, in questo bel progetto?!
Potremmo raccontare, così come hai fatto tu, una storia, ciascuno dalla propria casa e partecipare attivamente, rendendo ancora più bello questo tuo lavoro e riunendoci in un’ unica
grande famiglia. Del resto: la scuola siamo noi!!