Di Arianna Gregorini
Tutte le opere di Isabelle Allende raccontano o contengono riferimenti alla
situazione del suo paese e della sua famiglia. Alcune opere dell’autrice, costituiscono
un ottimo esempio di “romanzo a chiave” (che si propone di fornire una descrizione
della vita reale dietro la finzione della trama). Le vicende narrate ne La casa degli
spiriti si svolgono inizialmente nella tenuta della famiglia del Valle (trasposizione
letteraria della casa del nonno di Isabel Allende) e sono incentrate sulle figure di
Nivea e Severo, principali punti di riferimento dei figli. L’autrice si concentra poi
sulle figlie di casa del Valle, focalizzando la narrazione su Rosa, la sorella maggiore
che colpiva tutti per la sua bellezza. Innamorata di un ragazzo di nome Esteban
Trueba, Rosa soffre a lungo per la sua lontananza, dal momento che il giovane è
costretto a partire per lavorare nelle miniere del Nord, alla ricerca i un riscatto sociale
che l’avrebbe reso degno dell’amata. La vera protagonista del romanzo è però Clara,
che gode certamente di meno attenzione da parte della famiglia. Quest’ultima si
rivela fin da piccola una bambina decisamente particolare in grado di parlare con
spiriti, di spostare salini, suonare il piano con il pensiero e predire il futuro. È
soprattutto attraverso gli occhi di Clara, (bambina, adolescente e infine donna
matura) che le peripezie di svariate generazioni della sua famiglia – e del Cile intero –
vengono osservate e vissute. Trovo questo libro molto interessante, a tratti poco
scorrevole. Colpisce parecchio vedere come la storia si evolve fra intrighi, tragedie e
magia. In conclusione consiglio fortemente questo libro agli amanti del genere
romanzo storico-sentimentale che hanno voglia di leggere questa fantastica storia e di
farsi trasportare dalla grande fantasia di Isabelle.