//San Domenico di Guzman e l’ordine mendicante dei Domenicani

San Domenico di Guzman e l’ordine mendicante dei Domenicani

di | 2020-05-11T21:52:38+02:00 11-5-2020 21:52|Alboscuole|0 Commenti
San Domenico nasce verso il 1170 a Caleruega, nella Vecchia Castiglia (Spagna) da Felice di Guzman e da Giovanna d’Aza. Adolescente viene affidato alle cure dello zio arciprete che lo inizia ai primi elementi del sapere. Domenico, all’età di 15 anni frequenta l’Università di Palencia studiando dialettica, filosofia, teologia e S. Scrittura. Mentre si trovava a Palencia, Domenico mostrò la sua grande generosità durante una carestia, usando le sue poche sostanze per aiutare i poveri e raccogliendo altri fondi con la vendita dei suoi libri. Completati gli studi, entrò nel capitolo dei Canonici Regolari della cattedrale di Osma. Qui Domenico vive immerso nella preghiera, e nella vita comune che il Vescovo Diego d’Acebes aveva instaurato tra i canonici della sua cattedrale. Il Vescovo, nel 1203, deve compiere una delicata missione diplomatica nella Danimarca e chiede a Domenico di accompagnarlo. Durante il viaggio si fermano a Tolosa ove Domenico ebbe il suo primo contatto con l’eresia catara e albigese. La fisionomia spirituale di Domenico ha un preciso programma apostolico: testimoniare amorosamente Dio dinanzi ai fratelli, donando loro, nella povertà evangelica, la verità. Domenico e il vescovo Diego chiedono a papa Innocenzo III di dedicarsi all’evangelizzazione dei pagani e questo, invita i due a dirigere la loro predicazione verso questa nuova missione apostolica in Francia e lì Domenico continuò il suo apostolato anche dopo la morte improvvisa di Diego, avvenuta il 30 dicembre 1207. Gli eretici, predicando e dando l’esempio di una vita austera e povera, avevano buon gioco sul popolo a causa del lusso, dell’ignoranza e talvolta della vita dissoluta del clero. Per vincere, bisognava combattere i Càtari sul loro stesso terreno, associando alla predicazione povertà e austerità di vita; così avevano già cominciato a fare Diego e Domenico il quale poi imperniò il suo apostolato su colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza. A Prouille egli aveva fondato un monastero in cui si accoglievano donne che avevano abbandonato il catarismo; intanto, attorno a lui si erano raccolti anche uomini che condividevano i suoi stessi ideali, e con essi egli maturò l’idea di dare alla predicazione del gruppo una forma stabile e organizzata. Durante la sua permanenza a Tolosa Domenico ebbe una visione della Vergine Maria che gli indicò il rosario come la preghiera più efficace per combattere le eresie senza violenza. Da allora, il rosario si diffuse fino a diventare una delle più tradizionali preghiere mariane. Nell’ottobre 1215 Domenico prese parte a Roma al Concilio Lateranense IV e sottopose il suo progetto a Innocenzo III che lo approvò. L’anno successivo, il 22 dicembre, fu il successore, Onorio III, a dare l’approvazione ufficiale e definitiva a quello che fu chiamato “Ordine dei predicatori”. Il riconoscimento pontificio favorì una crescita di vocazioni e già dal 1217 l’Ordine fu in grado di inviare frati in varie regioni d’Europa, soprattutto nella penisola iberica e a Parigi e a Bologna. Nel 1220 e nel 1221 Domenico a Bologna cominciò a scrivere quella che si può chiamare la Magna Charta dell’ordine, in cui ne vengono precisati gli elementi fondamentali, e cioè: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, legislazione, distribuzione geografica e spedizioni missionarie. In particolare lo studio doveva esercitasi «di giorno e di notte». «in casa e in viaggio», come mezzo ascetico e per una più efficace predicazione e contro le eresie.