Enea e Didone si innamorano, arrivano ad amarsi follemente, ma il loro è un amore che non ha il favore degli dei.
E’ un amore ingiusto, un amore crudele, un amore che consuma l’anima con tutta la sua ferocia, è senza umana pietà.
Due personaggi, Enea e Didone. Una storia tanto lontana e antica tanto da affondare le sue radici nel mito, ma al tempo stesso vicina e ripetibile ancora oggi nella disperazione di quelle fanciulle tradite dal più nobile dei sentimenti. Un uomo e una donna vittime del capriccio del Fato, del Destino; due figure eroiche che lottano infaticabili contro i capricci della cattiva sorte.
Enea, principe troiano, è un semidio. Sua madre è una dea, la più bella tra tutte: è Venere. Suo padre è un umano, si chiama Anchise, proprio quell’Anchise che troviamo insieme ad Enea, mentre l’eroe è in fuga dall’incendio di Troia, la vicenda di cui si parla nel capolavoro virgiliano dell’Eneide.
Le fiamme devastarono Troia, ma Enea sostenne animosamente combattimenti contro i Greci, almeno fin quando gli fu possibile. Ad un tratto, infatti, intervenne Venere che gli mostrò la via maestra, Enea avrebbe inseguito un grande destino fino a rifondare la sua stirpe in Italia.Un viaggio che si presentò ricco di sorprese e di peripezie.
Una tempesta porta Enea sulle coste africane, una passione ancor più tempestosa lo travolgerà: l’amore per Didone, una bella principessa fenicia, figlia di Bèlo re di Tiro e moglie di Sichèo.
Didone condusse una vita serena, non per molto tempo però. Suo fratello, Pigmalione, avido delle ricchezze del cognato, lo uccise. La vedova rimase all’oscuro di questo delitto, finché le parve l’ombra del marito a spiegarle ogni cosa. Il suo vero nome, tuttavia, era Elisa. Didone, invece, la chiamavano tutti coloro che le riconoscevano la forza e la risolutezza di una vera regina, decisa a rimanere fedele al suo amato, ormai defunto, sino alla morte.
Tutte caratteristiche che evidenziano il carattere fiero e forte della regina, che però non la mette a riparo, non la protegge della passione che la vince. L’amore supera ogni ostacolo, si sa, ma è tanto più devastante se ogni cosa è voluta e determinata dal genio freddo di due dee. Giunone, nemica dell’eroe troiano, che sperava di distogliere Enea dai suoi piani attraverso questo amore. Venere, invece, spinta da una premurosa preoccupazione materna, ritenne che fosse necessario per il figlio riposarsi dignitosamente prima di riprendere il viaggio.
Enea e Didone si innamorano follemente. Il figlio di Venere, a tratti, sarebbe sul punto di lasciare andare in fumo i grandi destini promessigli, tanto è incantato dalla bellezza di Didone. Tutto sembra terminare con un lieto fine sennonché Giove giunge implacabile, che, attraverso Mercurio, richiama Enea al suo dovere, imponendogli una nuova partenza.
È cosa risaputa, Giove non tollera disobbedienze. Enea è costretto a riprendere il mare.
Con la sua partenza ha inizio la tragedia. Didone cade in una profonda disperazione: senza mai smettere di guardare le navi troiane che, salpate, si allontanano sempre più da Cartagine, fa innalzare un rogo sul lido, vi sale e, dopo aver prima lanciato la sua maledizione contro il fuggitivo Enea e i suoi discendenti, mentre la fiamma divampa, si trafigge il cuore con la spada donatale proprio da Enea, che di sicuro non gliela aveva donato per quello scopo.
Un amore impossibile che ha tradito il suo nome, ma per volere degli dei.
Quanti amori oggi ricordano quello tra Enea e Didone?
A.C. Prattichizzo- L. La Porta-L. Caliendo- N. Di rodi 1^H