di Simone Crapanzano – Il 9 maggio del 1978, 42 anni fa’, il nostro paese perdeva due figure simbolo della sua storia. La mattina di quel giorno, infatti, all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma, la polizia ritrovò il corpo senza vita di Aldo Moro. Il presidente della democrazia cristiana era stato rapito 55 giorni prima il 16 marzo 1978, in via Fani, dalle Brigate rosse e detenuto nella cosiddetta “ prigione del popolo”, era accusato dai terroristi di essere l’artefice della cosiddetta “strategia dell’attenzione” verso il Pc attraverso il “compromesso storico”, per contrastare la “ strategia della tensione”. A segnalare la presenza del cadavere era stato il brigatista Valerio Morucci. Solo qualche ora prima, nella notte tra l’8 e il 9, a Cinisi, in provinvia di Palermo, perdeva la vita anche il giornalista siciliano Peppino Impastato, un nome meno conosciuto al grande pubblico. “ Peppino”, come era noto nella sua terra, dopo aver rotto con la famiglia, nella quale figuravano alcune personalità mafiose, si era speso in prima persona per denunciare la criminalità dai microfoni di “ Radio Aut”, appunto a Cinisi. Dall’emittente criticò, in maniera spesso ironica, gli affari dei criminali locali. Il cadavere dell’attivista venne Imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, tanto che all’inizio la sua morte venne scambiata per suicidio. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, e del fratello Giovanni, fece emergere la matrice mafiosa dell’omicidio.