di Irene Porro, 2E
Caro diario,
ormai sono cinquanta giorni che nessuno esce di casa. Il coronavirus sembra non voler risparmiare nessuno dall’America all’Asia. Ci ha impedito di continuare le nostre vite normalmente. Ci ha impedito di uscire, di vedere amici e parenti e anche di svolgere attività che ci piacciono.
Colpisce senza nessuna pietà, e questo lo possiamo vedere dal numero di vittime riguardanti anche solo l’Italia.
Ora bisogna mettere la mascherina, i guanti e, regola più importante, bisogna stare a un metro di distanza per non prendersi il virus.
In questi giorni la mia vita è cambiata, la normalità, le abitudini banali come il semplice scendere da casa alle 7:30 per andare a scuola, l’attraversare tutto il viale con le mie amiche parlando di cosa sarebbe accaduto durante la giornata scolastica e di quello che avremmo fatto il weekend successivo. Mi manca lo stress quotidiano: il dover completare i compiti presto per essere puntuale all’attività ginnica o l’attività musicale; mi manca lo stare in mezzo alla gente, la libertà di poter incontrare ed abbracciare le persone a me più care; mi manca il fare semplicemente una passeggiata in mezzo alla natura.
Trascorro le mie giornate facendo i compiti, ascoltando le videolezioni. Apprezzo il lavoro degli insegnanti che fanno di tutto per farci vivere questa anormalità nella maniera più normale possibile.
Questa esperienza mi ha fatto capire quanto sia fortunata nell’avere una casa grande che mi permette di muovermi sia negli spazi coperti che in quelli aperti: nell’ avere una famiglia che mi supporta e aiuta nell’utilizzo di queste pratiche informatiche che mi consentono il contatto con il mondo esterno e soprattutto mi ha fatto comprendere il valore della vita, bene importantissimo che in questo momento tutti noi dobbiamo tutelare (stando a casa) e che purtroppo molta gente ha perso a causa di questo virus.
Credo, caro diario, che ti aggiornerò presto.
Tua Irene