Gli alimenti maggiormente consumati dai giapponesi sono legati alla storia ed alle caratteristiche del loro paese: le isole giapponesi sono circondate da mari ricchi di pesce, mentre solo una parte del territorio è coltivabile.
I prodotti ittici, quindi, sono fondamentali nell’alimentazione. Nei mercati cittadini di Tokyo, sulle bancarelle, si trovano perlopiù piccoli pesci sott’olio, sarde, tonno spesso venduto all’asta, molluschi ed alghe.
I giapponesi si alimentano pertanto principalmente di frutta, verdura, alghe, pesce, riso, pasta di soia e bevono buone quantità di tè verde, bevanda ricca di antiossidanti e vitamina C.
Tra le alghe, la più nota è la Wakame, che proviene dal Giappone, dalla Cina e dalla Corea, coltivata in ambienti privi di pesticidi, nelle grandi foreste di alghe brune.
L’alga Wakame viene servita in molti piatti giapponesi, nei primi o nel tè, ed è apprezzata per il suo gusto agrodolce. È una ricca fonte di nutrienti grazie al suo contenuto di proteine, calcio ed antiossidanti. Secondo alcuni studi sembra che questa abbia proprietà antinfiammatorie e anticancerogene.
A rendere benefica la dieta giapponese è la presenza di alimenti vegetali, caratteristica tipica anche della nostra dieta mediterranea. Noi consumiamo da sempre frutta, verdura, pane, pasta, lenticchie, ceci, fagioli e olio extravergine di oliva, così come la dieta giapponese si basa su riso, verdure, tra cui anche alghe e radici, soia e spezie.
La presenza di fibre, acidi grassi saturi, sali minerali e sostanze antiossidanti forniscono all’organismo una protezione contro i processi infiammatori e contro l’invecchiamento cellulare.
Svolgono inoltre un ruolo fondamentale nella prevenzione di malattie come quelle cardiovascolari, diabete mellito e patologie tumorali.
In Italia e Giappone abitudini alimentari sane. Quindi, l’effetto protettivo della dieta mediterranea e di quella giapponese deriva dal fatto che sono fortemente radicate nella storia dei popoli.
Ma allora se noi italiani iniziassimo a mangiare giapponese, potremmo godere degli stessi benefici? “No, perché non rientra nel nostro patrimonio genetico che determina la risposta di ciascun individuo ai nutrienti”, risponde Silano chiarendo che “ci sono comunque delle similitudini tra le due diete: per esempio, entrambe sono a base di alimenti anti-infiammatori come pesce, legumi, frutta e verdura.
F. Gammarota 2^I