di Marina Manco, 2G
<<L’obbligo di indossare mascherine e il distanziamento sociale dovranno essere mantenuti, seppure con alcune modifiche, fino a che non ci saranno vaccino o terapie efficaci>>, <<l’avventatezza potrebbe compromettere i sacrifici fatti>>. Eh sì, questa quarantena sta togliendo qualcosa di importante a tutti noi. Oramai la voce dei giornalisti del telegiornale delle 14.00 sono impresse nella nostra mente …ci rimbombano nelle orecchie nei momenti tristi, riecheggiano nella nostra testa ogni volta che pensiamo a questo periodo. Sono le parole della nostra ansia, dell’angoscia, della caccia alle informazioni più utili nel mese più duro dal dopoguerra, che ci ha catapultato dalla normalità all’emergenza sanitaria nel giro di un paio di settimane. La parola che più riassume tutto quello che stiamo vivendo è proprio sacrificio. Una parola che pronunciamo almeno una volta al giorno in un momento qualsiasi, non appena ci catapultiamo nel mondo dei sogni e dei pensieri, nel quale immaginiamo tutte le cose fantastiche che avremmo potuto fare e che sicuramente faremo alla fine di questa quarantena. Tra viaggi, uscite, serate. Solo al pensiero che non sapremo mai con sicurezza quando potremo davvero riprendere a vivere, ritorniamo alla realtà, una realtà che secondo noi giovani assomiglia ad una prigionia forzata. Siamo noi quelli dietro le sbarre mentre dall’ altro lato della cella c’è una Terra che sta cominciando solo ora a vivere dopo secoli. Solo ora capiamo davvero quello che si prova ad essere rinchiusi, a non poter abbracciare gli amici che fino a qualche mese fa a volte non volevamo neanche incontrare. Per tutti è difficile, difficile nel vero senso della parola, quel senso profondo che non si può esprimere a voce. Ammettiamolo, difficile prima era anche non riuscire a risolvere un problema di geometria, difficile prima era organizzare la giornata piena di impegni, sport, parrucchiere, compiti … e ora? Sbaglio o non abbiamo più impegni? Nonostante questo però la situazione che stiamo vivendo è più difficile di prima, anche se dovrebbe sembrarci semplice. Stiamo imparando solo ora, sulla nostra pelle il vero significato di questa parola. Prima davamo per scontato ogni passo, eravamo così pigri o ritardatari da farci accompagnare ogni giorno in macchina da qualcuno senza pensare alla bellezza di una passeggiata, di una corsa per arrivare in orario al cancello di ingresso della scuola. Non ci siamo goduti a pieno le risate, gli scherzi, gli incontri, le sensazioni, l’emozione che ci provoca uno sguardo profondo, i pianti di gioia. Non ce li siamo mai goduti perché erano talmente scontati che non avremmo potuto mai immaginare di arrivare ad un punto tale da averne un costante bisogno. Videochiamate e messaggi alleggeriscono un po’ la cosa, ma non è uguale ad un abbraccio, ad una stretta di mano, al divertirsi con i propri migliori amici, migliori amiche . Non è uguale all’incontrarsi sotto casa e uscire, non è SEMPLICE. Non lo è come non lo è stato e non lo sarà , ma sono sicura che sia l’ impazienza di rivederci tutti , il conforto che ci dà pensare a quanto sarà fantastica e speciale la normalità a tenerci in piedi , a darci la forza sufficiente a continuare così , a procurarci abbastanza pazienza da accettare di guardare la Tv ventiquattro ore su ventiquattro , o vivere insieme a quel maledetto telefono .Sono molto d’accordo con quanto dice il vescovo di Andria , non siamo dei superman, qualsiasi imprevisto sarebbe in grado di buttarci giù all’ improvviso . Smettiamola di crederci potenti, indistruttibili, perché non lo siamo, siamo creature e soprattutto non siamo indispensabili. La Terra senza di noi sta meglio, io spero che quando tornerà tutto alla normalità, capiremo che siamo suoi ospiti, non suoi padroni. Spero anche che alla fine impareremo a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo perché un grande difetto di noi uomini è che non capiamo mai davvero a cosa teniamo veramente, ci accorgiamo di tenere a qualcuno o qualcosa solo quando è troppo tardi, solo quando l’abbiamo perso.