//#MajoranaDecameron#-3^D-Parole, detti e proverbi della lingua napoletana: Il dialetto napoletano e il suo fascino

#MajoranaDecameron#-3^D-Parole, detti e proverbi della lingua napoletana: Il dialetto napoletano e il suo fascino

di | 2020-04-20T17:34:43+02:00 20-4-2020 17:34|Alboscuole|0 Commenti
Di Antonio Castaldo-3^ D Il dialetto napoletano, dopo essere stato riconosciuto lingua ufficiale dall’UNESCO, ha ultimamente ottenuto dagli studiosi  il titolo di seconda lingua ufficiale in Italia. Il napoletano, così come l’italiano, è una lingua che deriva innanzitutto dal latino e dal greco, dato che i Greci ed i Romani sono stati i primi popoli che hanno colonizzato, governato ed influenzato con usi, costumi e lingua le nostre terre. La presenza di numerosi popoli nella città di Napoli ha determinato una “Meltin Pot” culturale, una commistione che si riflette anche nella storia dello stesso linguaggio e nei proverbi che lo rendono più colorito. Gli influssi non furono solo storici: un’espressione popolare napoletana può derivare anche da tradizioni religiose, dal modo scaramantico che hanno i napoletani di identificare un oggetto e dal loro modo di intendere le cose. Molte espressioni napoletane derivano dal latino e talune addirittura dal greco antico come per esempio Pazzià, che significa giocare. Un’ altra lingua che ha influito sul nostro dialetto è certamente stata quella francese. La lingua napoletana e quella francese derivano entrambe dal latino, quindi hanno un progenitore in comune, e la nostra città tra le varie dominazioni ha subito per lungo tempo anche quella francese. Molto difficile da tradurre è il termine cazzimma, la cui etimologia si potrebbe anche ricollegare con termine cazzuto in italiano, dove il soggetto che lo è si caratterizza in genere come grintoso. Secondo altri si potrebbe anche collegare al napoletano cazziare, ovvero rimproverare. Per i napoletani si tratta di una sorte di furbizia di tipo opportunistico. Il termine, essendo di uso popolare, è mutevole nel significato. Per esempio negli ultimi tempi si è assistito a una modifica di significato che ha trasformato la cazzimma non in una cattiveria, ma in una grinta positiva. Tra i proverbi napoletani più belli ricordiamo: Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja (Chiunque, per quanto poco attraente, è bello agli occhi della propria madre). L’amico è comme’ ‘o ‘mbrello: quannno chiove nun o truove maje ( L’amico è come l’ombrello, non è mai a portata di mano quando piove. Un amico è tanto necessario, quanto difficile trovare, appunto, come il parapioggia quando c’è il temporale). ‘A lira fa ‘o ricco, a crianza fa o signore ( La lira fa il ricco, ma la creanza fa il signore. Non basta essere ricchi per essere signori, sono i modi gentili e la buona educazione a distinguere un signore).   La figura della donna rientra in tante canzoni e tanti detti, così come nella cultura napoletana , dove è fortemente presente, in frasi, proverbi e versi di brani musicali. La donna viene citata sia in modo positivo che in modo negativo essendo tanto lodata quanto ironizzata. Tra i vari proverbi sulle donne abbiamo: A femmena è comme all’onna d’ ‘o mare: o te sulleva o t’ affonna (La donna può farti godere o soffrire). Tutt’ ‘e peccate murtale so ffemmene (Tutti i peccati mortali sono femmine, infatti avarizia, accìdia, gola, invidia, ira, lussuria e superbia, sono i sette peccati capitali, tutti al femminile). A femmena pe’ dispietto quanno l’ommo fa’ difietto dice ca è ‘nu scarfalietto (Nei litigi la donna accusa il marito di non valere nulla nella vita e nemmeno a letto). Carte e ffémmene fanno chello ca vonno (Le carte da gioco sono capricciose e imprevedibili come le donne).