…Mamma mi ha insegnato cose importanti. Per esempio, che non devo essere avara di parole…
Gabriella Santini, Ragazza di vento
La mia mamma è famosa in casa per le sue mille raccomandazioni: prima di andare a scuola, prima di fare i compiti, prima di andare a letto la sera. In particolare mi ripete di prestare la massima attenzione a tutto ciò che faccio; di essere educato e rispettoso nei confronti degli altri; di ascoltare i consigli di tutti i docenti. Inoltre è molto interessata alle azioni della mia giornata scolastica e vuol sapere, per filo e per segno, come mi sono comportato. Me lo chiede proprio sempre! Quando esco da scuola e mi aspetta in macchina con mio fratello minore, è talmente impaziente che mi rimprovera se io rivolgo il mio interesse ai messaggi del cellulare e non comincio a “rendicontare” la mattinata scolastica. Per il suo modo di essere, io e papà la prendiamo spesso in giro e consideriamo esagerata l’importanza che lei dà alla comunicazione. Noi siamo uomini ed è risaputo che misuriamo le parole. Quest’anno, all’inizio della prima media, ho sofferto di ansia da inserimento scolastico. All’improvviso mi sono chiuso in me stesso e sono diventato avaro di parole. Di solito sono un ragazzo socievole, mi confronto spesso con i miei genitori e mi piace stare al centro dell’attenzione. In quei giorni però mi sentivo inadeguato, nulla riusciva a distrarmi, pensavo solo alla scuola in termini negativi aggravando così il mio stato emotivo: il cambiamento, il non vedere più gli amici della scuola primaria mi agitava e mi faceva sentire solo e triste. Mia madre, dotata di antenne radar per natura, ha compreso subito la mia difficoltà ma io non volevo confidarmi con lei, rispondevo a monosillabi e mi chiudevo in me stesso. Ogni mattina prima di andare a scuola, il problema si ripresentava ed era faticoso aspettare il suono della campanella dell’ultima ora. Una sera, per rompere il ghiaccio e farmi aprire la cassaforte del mio cuore, mia madre ha trovato la combinazione giusta: ha raccontato quello che le era successo quando frequentava la scuola superiore. Ho scoperto così che anche lei ha vissuto la mia stessa esperienza. E’ nata tra noi, prima di augurarci la buona notte, la sana abitudine di “chiacchierare” e, pian piano, ho compreso l’importanza di confrontarmi con una persona adulta. Grazie a questa “terapia”, giorno dopo giorno mi sono sentito sempre più sollevato e ho iniziato a raccontare ai miei genitori cosa mi angosciava. Ripensando agli insegnamenti di mia madre, mi sono sentito sempre più sereno. Anche in classe i miei insegnanti, in particolare la docente di Italiano, hanno compreso il mio malessere e mi sono stati più vicini. Ho imparato così a non essere avaro di parole e ad andare a scuola con il sorriso sulle labbra. Ho constatato che nell’età adolescenziale parliamo poco con i nostri genitori e li giudichiamo fastidiosi, è sbagliato! E’ importante comunicare con i nostri pari ma, ancora di più lo è confrontarsi con i genitori, che hanno già vissuto queste esperienze e provato le stesse emozioni. Adesso, quando esco da scuola, non vedo l’ora di raccontare a mia madre tutto ciò che ho fatto in classe, le battute e gli scherzi con i miei compagni e i voti ottenuti. Sicuramente, durante le vacanze di Natale, sentirò la mancanza di tutte quelle persone che contribuiscono a rendere interessante e piacevole la mia presenza a scuola.