//MARZO: ho la videolezione: cosa mi metto?

MARZO: ho la videolezione: cosa mi metto?

di | 2020-03-31T21:42:03+02:00 31-3-2020 21:42|Alboscuole|0 Commenti
di Paola Trotti In questo tempo irreale, che ci fa perdere il conto dei giorni, il giornale desidera pubblicare il numero di marzo, dopo aver sperimentato la redazione online e lo smart working. In apertura abbiamo caparbiamente mantenuto il pezzo, già pronto, sull’8 marzo, scritto prima che l’emergenza ci travolgesse (e immancabile in una redazione ad alto tasso di femministe), mentre il resto del giornale è inevitabilmente legato alla situazione di emergenza nella quale il Coronavirus ha costretto tutti noi; Davide Giovanni Carrara ha fatto il punto sul COVID 19, mettendo ordine fra le molte notizie di questi giorni e riproponendo le indicazioni delle quali purtroppo non possiamo dirci stanchi, anche se le abbiamo sentite troppe volte. Proseguiamo, grazie a Mirko Bellini e Paolo Matteri, con le indicazione delle attività possibili per rendere la reclusione sopportabile, utile e magari anche creativa; i consigli di lettura, che non mancano mai nel nostro giornale, sono davvero preziosi in questi giorni in cui forse è più facile ritagliarsi del tempo: il Prof. Salvetti ci porta a Orano, dove è ambientato il romanzo di Camus, La Peste: scongiuri a parte, non avrebbe potuto trovare testo più adatto a questo periodo … Elena Murachelli, Laura Favetta e Manuela Maffeis ci sostengono con una lista di film, fra i quali consigliano caldamente ‘La casa’ un horror che, lungi dal farci sentire tranquilli fra le mura domestiche, può farci dimenticare per qualche ora la paura che la cartaforno non sia sufficiente a schermare la nostra mascherina handmade. Se poi vi vengono le turbe, potete sempre ripiegare su Leonardo di Caprio e completare la serata rassicurante (poiché le cronache ci dicono che nei supermercati calano le scorte di farina perché siamo tutti a casa ad impastare) con una pizza preparata seguendo la ricetta di Arianna Gregorini (sempre se non avete finito la cartaforno). Insomma, ci accorgiamo che attorno a noi molte cose sembrano essere cambiate: una volta affacciarsi ai balconi e strillare era il top della maleducazione, oggi i flash mob anti Coronavirus si rincorrono, dai più seri, con candele bianche e inni nazionali, ai più popolari, con gente che si sgola sulle note dell’Inno nazionale (no, era l’Inno della nazionale, l’Inno degli Azzurri, no no, era Azzurro, macché … era nel blu dipinto di blu e via di sfumature). Sentimenti patriottici a parte, forse è meglio, dal punto di vista musicale, lasciarsi cullare dalla playlist proposta da Dania Sabbadini e Maddalena Della Moretta, che con l’aiuto di Nicola Pizzagalli hanno fornito l’articolo anche di link (provatelo, sono riuscita anch’io!!!) I cambiamenti si capiscono anche dalle raccomandazioni che ci giungono via web, ad esempio quella di non mangiare la zuppa di pipistrelli (perché, eravate tentati?) o addirittura quella di fare gli sciacqui con la candeggina (me c’è davvero qualcuno che ha provato?): Alice Angeli e Simona Gregorini hanno selezionato le fake news più incredibili e, anche se la situazione è grave, è difficile rimanere seri. E la Didattica a Distanza? Seguendo le indicazioni della nostra dirigente, la nostra scuola rimbalza fra Mastercom e i Teams di Office, Spot registrati dallo Staff, Moduli questionario web, video realizzati dai docenti e incontri online. Chi l’avrebbe mai detto che la vecchia homepage del registro, col suo rassicurante giallo polenta, sarebbe mutata in un’avveniristica piattaforma blu sulla quale programmare incontri cui invitare (invitare?) tutta la classe con un solo click… Grazie alla DAD, o per colpa della DAD, il pc ci segue ormai in tutta la casa e in tutta la giornata e abbiamo dovuto smettere di lamentarci dei giovani che stanno tutto il giorno on line, visto che abbiamo imparato a fare da hotspot, a condividere lo schermo e a tenere aperto whatsapp web mentre lavoriamo, raggiungendo in pochi giorni, accompagnata da una incipiente presbiopia, la tendenza dei giovani a non concentrarsi per più di 140 secondi sulla stessa cosa. Insomma, resistiamo, anche perché non c’è nient’altro da fare, e continuiamo, fra guerre Puniche e Illuminismo, latrati del cane e interferenze più o meno involontarie (un docente afferma di aver sentito distintamente uno sciacquone) quello che facevamo anche a scuola: insegnare, imparare, affaticarci, annoiarci, comprenderci (mi senti? Io ti sento) o non capirci (devi scaricare il link, inviarmelo, io ti mando la password, tu la cambi, otto caratteri, uno speciale e un numero…) Continuiamo a cooperare o ostacolarci (mirabile il furto con destrezza delle ore altrui via web) e aspettiamo rassegnati il giorno atteso e temuto in cui, si spera dopo essere riusciti ad andare dal coiffeur, torneremo ad incontrarci sulle scale del vecchio, caro Meneghini o davanti ad un caffè da Santina; nel frattempo abbiamo imparato tante cose… e la più importante non è come ‘mutarsi’ (che pure sarebbe utile, talvolta), ma quanto può riscaldare il cuore un sorriso, anche sfocato, che ci appare sul monitor