di Arianna Gregorini, Simona Gregorini, Alice Angeli, Eleonora Menici.
La Festa della donna ricorre l’8 marzo di ogni anno ed è dedicata al riconoscimento delle lotte che sono state portate avanti dalle donne e alle loro conquiste dei diritti, dell’economia e della politica contro le discriminazioni e le violenze,di cui ancora oggi sono vittime in molte parti del mondo.
L’idea di una giornata internazionale della donna nasce nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano. L’anno seguente, nel 1910, la proposta venne raccolta da Clara Zetkin a Copenaghen, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste.
Dai documenti del congresso non sono chiare le motivazioni che spinsero alla scelta di quella data (8 marzo). Fino al 1921 i singoli Paesi scelsero giorni diversi per la celebrazione di giornate a sostegno dei diritti delle donne, principalmente del diritto al voto.
Proprio in questo periodo, le donne si attivarono anche sul tema delle rivendicazioni sociali e molte decisero di scioperare e scendere in piazza per chiedere un aumento di salario e il miglioramento delle condizioni di lavoro per le donne.
Per quanto riguarda in modo specifico il tema del lavoro femminile, va ricordato che nel 1911, a New York, proprio nel mese di marzo, la fabbrica Triangle andò a fuoco e quasi 150 donne che vi lavoravano persero la vita in quel rogo. Da allora le rivolte femministe si moltiplicarono in tutta Europa.
L’Italia, però, anche a causa del ventennio fascista, non partecipò a questo movimento internazionale. Solo nel 1946 tutta l’Italia celebrò alla festa della donna e, in quell’occasione, in Italia si scelse la mimosa, una pianta che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza.
Fautrici di questa scelta, dissociandosi dalla proposta di Luigi Longo che (su imitazione di quanto facevano in Francia) proponeva di offrire mughetti e violette, furono proprio le „Madri Costituenti“, le 21 donne che in quegli anni, per la prima volta rappresentavano gli elettori (e le elettrici) nell’Assemblea che avrebbe scritto la nostra Costituzione repubblicana.