Lettera ai miei alunni
(di C.G.)Ogni secolo porta con sé le sue disgrazie, fin dall’antichità. Quando non è la natura con la sua forza distruttiva: terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti, alluvioni, incendi, pestilenze, ci pensa l’uomo a distruggere il difficile equilibrio della vita.
Se pensiamo che quanto sta accadendo con l’emergenza “Coronavirus” sia fenomeno unico e straordinario ci sbagliamo.
Durante la ”Guerra del Peloponneso” (regione storica – geografica della Grecia meridionale, che forma una penisola tra il Mar Ionio e il Mare Egeo), uno storico dell’epoca, certo Tucidide, raccontava la peste di Atene nel V° secolo avanti Cristo. Il suo racconto, ovviamente tradotto dal greco antico all’italiano, costituisce ancora oggi un’autentica lezione di vita per quanto riguarda salute pubblica e democrazia
Egli scriveva nel suo diario:
«… i medici non erano capaci di combatterla, perché non la conoscevano… Fece la sua prima apparizione, a quanto si racconta, in Etiopia, poi dilagò in’Egitto, in Libia e nella maggior parte del regno di Persia. In Atene piombò all’improvviso e i primi a subirne il contagio furono gli abitanti del Pireo…».
Tucidide, come farebbe ai giorni nostri un cronista in prima linea, racconta con stile giornalistico uno dei conflitti più violenti della storia greca, la Guerra del Peloponneso, tra le due superpotenze di allora, quelle di Atene e Sparta.
Ebbene, proprio nel bel mezzo di quella guerra sanguinosa, tra le due potenze militari dell’epoca, scoppiò la peste, una malattia infettiva terribile, di origine batterica, tuttora diffusa in alcune parti del mondo.
E nessuno sapeva come affrontare quel tremendo pericolo !
Proprio come oggi, se sostituiamo i nomi delle località geografiche con quelli emersi nella cronaca odierna, possiamo scoprire che:
Historia magistra vitae (La storia è maestra di vita!)
Oggi, come allora, Tucidide ci racconta:
«La cosa più terrificante era la demoralizzazione del popolo, quando si accorgevano di essere stati contagiati dal morbo …si tentava di curarsi l’un con l’altro e si finiva con l’essere contagiati.>>
Ricordando quei versi, oggi comprendo fino in fondo l’appello che Tucidide rivolgeva al popolo:
<< State a casa, evitate il contatto, è l’unico modo per non essere appestati…>>
Lo stesso appello che istituzioni, medici, sanitari, politici, ci rivolgono in queste settimane:
<<State a casa!>> hashtag #iorestoacasa
Noi oggi abbiamo un vantaggio rispetto a quell’epoca: abbiamo la tecnologia, che ci permette ricerca, comunicazione a distanza. Abbiamo mille modi per far sì che la vita continui, che non si fermi tutto, pur tra le quattro mura del nostro appartamento a San Vittorino, a Corcolle, a Castelverde…
Seguiamo i consigli che ci vengono dati per non far diffondere l’epidemia del coronavirus. Viviamo questa esperienza con serenità, sfruttando i mezzi a nostra disposizione per continuare a vivere, a lavorare; chi può con lo smart working (lavorando da casa con computer e device). Continuando a studiare, a formarci e ad apprendere a distanza, come stiamo facendo noi !
E’ sempre Tucidide a darci un’ultima lezione di vita :
<< La peste colpì molti e molti greci, ma il morbo non si diffuse significativamente nel Peloponneso, perché la popolazione aveva capito che, in assenza di medicine e di cure, l’unico modo per sconfiggerlo era evitare il contagio!>>
Immaginiamo Bergamo, Brescia (la mia città dove vivono i miei figli e nascono le mie preoccupazioni), e rispondiamo uniti a questa epidemia, con senso civico e coraggio.
Insieme ce la faremo 😊