A cosa serve un pellegrinaggio per un credente e per un non credente? |
Spesso ci troviamo ad affrontare tale argomento senza neanche sapere effettivamente di cosa si tratti, di quale sia lo scopo, il significato di questo cammino di fede. Il pellegrinaggio è un viaggio che si fa per cambiare. Chiunque intraprende un cammino, soprattutto di una certa consistenza, si porta dentro delle aspettative sul cambiamento della propria vita. Quindi l’obiettivo non è tanto nel segno della devozione, nella celebrazione della fede, o nell’adempimento di un voto, come, d’altronde, era in antichità, ma proprio riservato alla categoria esistenziale del cambiamento. Ciò che spinge un fedele a ripetere più e più volte un pellegrinaggio, da solo o in gruppo, è l’esperienza di aver maturato, nel corso del cammino, atteggiamenti e visioni che sente, in qualche maniera, di approfondire, di rafforzare. In un certo senso può esserci anche un fenomeno di dipendenza dal pellegrinaggio: c’è qualcuno, infatti, che ne fa quasi un’abitudine, ma questo non è necessario, perché un pellegrinaggio fatto bene, anche una volta sola, può lasciare un’impronta diversa dalla vita di ogni giorno. Arrivare nei luoghi, nei santuari è un modo per riflettere, per sperare, per rafforzare sé stessi, per affidarsi nelle mani di qualcosa più alto di noi. L’occasione di vedere, di “toccare” i luoghi sacri, ormai è diffusa in tutto il mondo, grazie a questi innumerevoli viaggi che ci permettono di raggiungere non solo la pace interiore, ma anche di ricevere l’amore di Dio. Vediamo quali sono alcuni dei pellegrinaggi più conosciuti, a cui prendono parte un notevole numero di fedeli e che vale la pena provare almeno una volta nella vita: |
Pellegrinaggio a Fatima. |
Il villaggio di Fatima, situato sulle colline del comune di Ourém, in Portogallo, era un luogo come tanti, per lo più sconosciuto, almeno fino a un secolo fa. Nella primavera del 1917, Fatima divenne lo scenario di una storia straordinaria. Tre pastorelli affermarono di aver visto la Vergine Maria. Gli avvenimenti di quei giorni suscitarono scalpore in tutto il mondo e culminarono in quello che molti hanno definito il più grande miracolo del 20esimo secolo, un evento a cui assistettero 70000 persone. Questa la ricostruzione di un testimone oculare: “Era probabilmente l’una e trenta del pomeriggio, quando dal punto esatto in cui si trovavano i tre bambini, si sollevò, una colonna di fumo esile, sottile e bluastra; si sollevò sopra le loro teste e poi si dissolse. Questo fenomeno, perfettamente visibile ad occhio nudo, durò una manciata di secondi. Il fumo si ripresentò una seconda e una terza volta”. |
I quattro milioni di pellegrini che si recano ogni anno a Fatima, testimoniano ancora oggi la risonanza universale di ciò che accadde nel 1917. La storia di Fatima non è solo di miracoli e apparizioni, ma anche di rivelazioni; i tre ragazzini, infatti, dissero che era stato rivelato loro un segreto, una visione profetica, che fu divulgata solo in seguito. Le persone che si dirigono a Fatima, i pellegrini, dicono di provare una sensazione di pace e di armonia nel santuario della Vergine. Molta gente, ad esempio, partecipa alla processione delle candele, come semplice turista e non come fedele, eppure, durante la cerimonia, vedendo la luce dei ceri e osservando il luogo, si sente in pace. Questa è Fatima per il mondo d’oggi. Ciò che è avvenuto a Fatima, fa tutt’ora risuonare la sua eco nel mondo: per milioni di persone Fatima è diventata un faro di speranza. |
Pellegrinaggio in Terra Santa. |
Gerusalemme è la città Santa per gli ebrei, i cristiani e molti mussulmani. Qui si ha la sensazione di essere al centro del mondo. Nella città dei recenti conflitti, lo spirito di ogni visitatore sembra compiere un viaggio al centro della propria coscienza. Cuore e mente si aprono al senso più profondo dell’esistenza. Il viaggio inizia da Nazareth, dove i Vangeli collocano l’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele alla Madonna. Il santuario dell’annunciazione è composto da due chiese sovrapposte e dalla grotta, dove la tradizione venera l’incarnazione del verbo di Dio nel grembo della Vergine. Poco distante da Nazareth vi è il mare di Galilea, il grande lago che, con il fiume Giordano, segna il confine con la Siria. Sulla riva dove Giovanni racconta della pesca miracolosa sorge una chiesa, ma il fascino del sito sta nel fatto che tutto sembra essere rimasto come duemila anni fa. L’itinerario prosegue varcando il confine d’Israele ed entrando nella terra palestinese; qui emerge con chiarezza quanto l’incontro di varie civiltà e religioni abbia creato una convivenza difficile. Betlemme, araba e bellissima, ospita la Basilica della Natività, dove i Vangeli vedono la nascita di Gesù. La cripta, il luogo della nascita di Cristo, è il luogo della commozione dei pellegrini. Seguendo le orme di Gesù, si arriva nel deserto delle tentazioni, del digiuno dei quaranta giorni e delle quaranta notti, un luogo profondamente spirituale. In pieno deserto, la magia della Palestina, regala ai visitatori un momento di vero divertimento: il Mar Morto. Con un tasso di salinità pari a dieci volte quello degli Oceani, fa galleggiare tutti, anche chi prova ad immergersi. Gerusalemme è l’ultima tappa. Per conoscerla non basta una vita, siccome ogni racconto non può che essere parziale; forse è proprio in questo che sta il fascino di Gerusalemme. Nel quartiere cristiano sorge la Basilica del Santo Sepolcro, che indica il luogo della crocifissione, sepoltura e resurrezione di Gesù. All’interno convivono diverse Chiese cristiane: ortodossa, cattolica, armena… |
Pellegrinaggio a Santiago De Compostela |
Un percorso bellissimo ed importante, sul cammino di Santiago si possono incontrare persone provenienti da tutto il mondo. La cosa che accomuna tutti non è solo la curiosità di intraprendere questo viaggio, ma anche il bisogno, in un tale momento della propria vita, di vivere un qualcosa che possa darci tanto e quindi si cerca di trovare delle risposte nel cammino, anche se non ci si è posti delle domande iniziali. |
Ma quali sono le origini di questo cammino? |
Giacomo, detto “il maggiore”, fratello di Giovanni evangelista, era uno dei dodici apostoli. Compiutasi la vita terrena di Gesù, gli apostoli iniziarono a girare il mondo per diffondere la parola del Vangelo. Fu così che giunse nella penisola iberica. Quando alcuni anni dopo ritornò in Palestina, Re Erode lo rese prigioniero e lo decapitò. |
I suoi discepoli, Teodoro e Atanasio, rubarono il corpo e, con una barca, lo riportarono nelle terre della sua predicazione, dandogli una degna sepoltura. Passarono i secoli e, per una serie di eventi, la tomba venne dimenticata e se ne persero le tracce. |
Accadde che nel 813, un’eremita, per più volte di seguito, notò, su di un colle, strane luci, che sembravano stelle cadenti. Una notte ebbe in sogno San Giacomo, che disse: “Là dove c’è quella pioggia di stelle, troverai la mia tomba”. L’eremita si recò sul luogo e trovò e portò alla luce un’urna di pietra, nella quale vi erano i resti di un uomo decapitato. Informò il vescovo del luogo, che riconobbe la veridicità del ritrovamento. Sul luogo venne costruita una prima chiesa, intorno alla quale cominciò a svilupparsi un piccolo borgo, che diede origine alla città di Santiago (da San Giacomo), di Compostela (da Campustele=il campo delle stelle), la terza città Santa della cristianità. Da allora cominciarono a prodursi i primi pellegrinaggi. Lungo il cammino si svilupparono reti di servizi per il sostentamento del pellegrino: chiese, monasteri, ospedali e locande, strutture in parte ancora visibili ai nostri giorni. Nacquero paesi, vennero costruite strade e ponti. Il cammino conobbe un forte declino a partire dal 18esimo secolo e molte delle infrastrutture caddero in disuso. La ripresa iniziò dopo la visita di Papa Giovanni Paolo II, nel 1989. Da quel momento ci fu un forte, continuo crescendo, fino a raggiungere decine di migliaia di pellegrini ogni anno. Dal 1993 il cammino di Santiago è considerato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. |
Anche nella nostra località viene celebrato un cammino spirituale, in particolare nella comunità di Cellole. Grazie alla testimonianza di uno dei fedeli che ne prende parte, sappiamo che, dopo la celebrazione di una liturgia, seguita, all’ora di mezzogiorno dal suono delle campane, viene intrapresa una processione, per mezzo della quale vengono attraversate varie tappe che comprendono la visita a varie chiese e santuari. Nel corso della notte si giunge ad Itri, dove c’è una pausa notturna e i fedeli ricevono del cibo offerto dai vari cittadini. La pausa persiste per quattro ore, dopodiché si sale la montagna e verso le otto del mattino si raggiunge il santuario della Madonna della Civita. Viene celebrata la messa dal vescovo. Al termine della liturgia, i cittadini salutano il santuario e l’immagine della Madonna e, accompagnati da mezzi pubblici, ritornano nelle proprie dimore. |
Non solo questa è una tradizione importantissima, che fa onore alle nostre comunità e che ci permette di intraprendere un viaggio spirituale anche a brevi distanze, ma è soprattutto un evento che coinvolge molti cittadini, soprattutto giovani ragazzi e il quale li spinge ad avvicinarsi alla vita religiosa, che spesso, noi adolescenti, teniamo piuttosto distante. |
È proprio ciò che rende profondo questo e tutti gli altri pellegrinaggi che vengono svolti nel mondo: nel cammino non importa da dove vieni, la tua età, le tue origini, il tuo orientamento politico o la religione in cui credi…no! Nel cammino siamo tutti uguali ed esso non è solo un viaggio di carattere culturale o spirituale, è un viaggio dell’anima, un tentativo di entrare nel cuore e nella psiche del popolo per permettergli di dialogare con la propria coscienza e cercare di ritrovarsi. |
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Di Laura Morrone e Umberto Sangiorgio-2^B-