AURORA CASANO – Rosario Livatino, definito anche “il giudice ragazzino”, nasce a Canicattì il 3 ottobre del 1952. Studente modello al liceo classico “U. Foscolo”, si laurea poi in giurisprudenza all’Università di Palermo con il massimo dei voti. Dal 1979 al 1989, come sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento, si occupa di indagini anti*mafia, della tangentopoli siciliana e dei legami tra mafia e massoneria. Divenne poi giudice a latere sempre ad Agrigento. Il giudice canicattinese ci ha lasciato molte testimonianze scritte, ma i suoi interventi a conferenze e convegni furono molto rari. Livatino fu ucciso dai sicari della Stidda il 21 settembre 1990, mentre percorreva la strada che lo portava al tribunale agrigentino, senza scorta e con la sua piccola auto. Aveva appena 38 anni. I suoi assassini sono stati riconosciuti e tutti condannati grazie al supertestimone Pietro Nava, che da allora fu costretto a cambiare identità e residenza. Rosario Livatino fu anche un uomo molto religioso, che visse sempre seguendo gli insegnamenti del vangelo. Quando papa Giovanni Paolo II venne in visita pastorale ad Agrigento nel 1993 definì Livatino “martire della giustizia e della fede”. Per lui è stato richiesto un processo di canonizzazione, perché sembra che abbia compiuti anche dei miracoli. Lo vedremo presto santo? Io mi auguro di sì.