di Miriam D’Onofrio-3^D
C’era una volta una ragazza di nome Cloè ,che aveva 18 anni ed era affetta da immunodeficienza combinata grave (SCID).
Era letteralmente bloccata in casa, poiché le era impedito di esporsi al mondo esterno.
La sua stanza era stata costruita con muri in vetro,
che le davano l’illusione di trovarsi all’aperto.
Lei aveva sempre vicino un’assistente della madre, poiché quest’ultima lavorava dalla mattina alla sera in un ospedale.
Un giorno di Agosto, lei si accorse che erano arrivati nuovi vicini: si trattava di una famiglia composta da madre, padre e un ragazzo di nome Sammy.
Appena Cloè vide Sammy se ne innamorò perdutamente. Fu un vero colpo colpo di fulmine per lei.
Non faceva altro che pensare a lui dalla mattina alla sera, era sempre lì, nella sua amata stanzetta che si trovava di fronte alla camera di Sammy, attaccata al vetro, per vederlo.
Una sera, chiese a Sammy di portarla al mare per scoprire se fosse davvero malata. Dopo circa un giorno, Cloè si ammaló davvero e la mamma la portò in ospedale.
Decise allora di rompere qualsiasi rapporto con Sammy e, quando lui se ne andò via con la madre, che aveva deciso di lasciare il marito, la ragazza non lo salutò nemmeno. Grazie a un messaggio che ricevette dal medico che l’aveva curata in ospedale, Cloè scoprì di non essere affetta da immunodeficienza ma che la sua patologia era un’invenzione di sua madre che voleva tenerla sempre con sé dopo aver perso il figlio e il marito in un incidente d’auto. Cloè decise di perdonarla, ma partí subito per New York dove si era trasferito Sammy. I due si diedero appuntamento in una libreria e … decisero di rimanere insieme.