Di Sofia Di Tano-2B-
A cavallo fra Ottocento e Novecento, nonostante i grandi risultati nella scienza, nella tecnologia e nello sviluppo industriale di molti Paesi europei, rimaneva una grande frattura fra la condizione sociale delle donne in generale e i notevoli risultati che molte di loro riuscivano ad ottenere. Durante il susseguirsi degli anni e soprattutto delle scoperte, le donne hanno iniziato ad avere ruoli fondamentali in una realtà sociale che stava mutando e sentiva sempre di più il bisogno di figure femminili. La donna, molte volte, è stata soggetta a numerose ingiustizie, come nel caso di Rosalind Franklin, chimica, biochimica e cristallografa britannica, la quale per prima fotografò con una sonda a raggi X il primo modello di DNA che le fu ingiustamente rubato e brevettato a Watson e Crick che vinsero il premio Nobel per la medicina. Però, già alla fine degli anni ’80, un processo evolutivo fu attuato da Marie Curie, la quale fu la prima donna che aprì al genere femminile le porte della ricerca scientifica. Marie Curie nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia, in Polonia. Fin da piccola, convinta della sua intelligenza e delle sue capacità, decide di studiare fisica, a dispetto del fatto che questa scelta fosse inizialmente assai ostacolata. Infatti, l’idea che una donna potesse intraprendere la carriera scientifica era inconcepibile per quel tempo. Finiti gli studi superiori a quindici anni anni, per gli otto successivi, lavora come istitutrice e governante allo scopo di poter sostenere le spese universitarie. Nel novembre del 1891, dato che l’università di Varsavia era vietata alle donne, Marie e la sorella si trasferiscono in Francia per iscriversi e studiare alla celebre Sorbone, il prestigioso ateneo parigino. Durante il tempo libero, non contenta dei già faticosi compiti a cui il programma dell’università la sottoponeva, cerca di portarsi avanti il più possibile studiando in autonomia matematica e fisica. A Parigi, farà un incontro importante, quello di Pierre Curie, un professore della scuola di Fisica e Chimica Industriale, che il 26 luglio 1895 diventa suo marito e poi, successivamente, “compagno di laboratorio” nella ricerca scientifica. Marie Curie e il marito iniziano le loro ricerche sulla radioattività quando lo scienziato Bequerel pubblica un articolo in cui diceva che i sali di uranio emettevano spontaneamente, senza essere esposti alla luce, raggi di natura ignota. Iniziano così ad osservare e a fare esperimenti con questo elemento. Vedono che l’uranio messo su una lastra fotografica avvolta da una carta nera impregnava comunque la lastra. Questo è stato il primo fenomeno osservato, in seguito chiamato da Marie radioattività. I due si chiedevano da dove arrivasse l’energia che l’uranio rilasciava sotto forma di radiazioni. Nel 1898 la coppia di scienziati, che lavorava con mezzi rudimentali in un baracca di legno e senza aiutanti, scopre un nuovo elemento chimico: il polonio. Molto presto si accorgono che nella pechblenda, c’è, oltre al polonio, un’altra sostanza sconosciuta e potente, che chiamano radio, a causa dell’intensità della sua radiazione: circa un milione e mezzo di volte superiore a quella dell’uranio. La scoperta viene annunciata il 26 dicembre 1898 all’Accademia delle Scienze di Parigi. Durante i successivi quattro anni i Curie raffinano una tonnellata di pechblenda. Marie Curie riesce a misurare con precisione l’intensità delle radiazioni emanate dalla pechblenda. In questo modo ci si può rendere conto delle caratteristiche chimiche dell’elemento radioattivo cercato, che si concentra nelle porzioni che diventano via via più radioattive man mano che le separazioni procedono. Intuendo che la radiazione è una proprietà atomica dell’elemento uranio, la Curie aveva infatti inventato il termine “radioattivo”. Marie comprende per prima che la radioattività è un fenomeno atomico. Con questa scoperta, nacque l’era della fisica atomica. In seguito a questa scoperta, nel 1903 Marie e Pierre Curie, vincono il premio Nobel per la fisica. Pierre, però, non riesce a godersi il premio e nel 1906 viene travolto e ucciso da un carro, mentre sta tornando dall’università. Il dolore per la perdita del marito non ferma la ricerca scientifica di Marie, che nel 1910 riesce ad isolare il radio sotto forma di metallo per renderlo più facile da lavorare. Per questo nel 1911 le viene riconosciuto il Nobel per la chimica. Negli ultimi anni della sua vita, fu colpita da una forte anemia, malattia sicuramente contratta a causa della continua esposizione a materiali radioattivi, dei quali al tempo non si conosceva ancora la pericolosità. Il 4 luglio 1934 muore e il suo corpo venne sepolto accanto a quello del marito, in un cimitero di Parigi. Recentemente, nell’aprile del 1995, le loro spoglie sono state trasferite al Pantheon di Parigi. Marie è stata così la prima donna della storia ad aver ricevuto questo onore, lei che ha aperto al genere femminile le porte della ricerca scientifica riposa nel tempio di anime illustre dedicato “Ai grandi uomini”, nonostante lei sia una donna.
“Marie Curie è riuscita a essere scienziata, madre e sposa insieme, riuscendo in tutti quei campi che gli uomini del suo tempo, ma anche del nostro, ritenevano inadatti alle donne, considerate incapaci di fare tutto quello che Marie e tante donne prima e dopo di lei hanno fatto e fanno per se stesse e gli altri”