di Elena Morittu, Sibilla Lezzi, Alice Tanzarella –
Un itinerario con tre soste: centro storico di Galatone, Museo della Macchine di Leonardo, laboratorio per tentare di costruire una macchina di Leonardo. Ad accogliere i ragazzi Giuseppe Manisco, l’autore della mostra allestita nel museo. La partenza è originale: si assiste, nella piazzetta del museo, all’esperimento di Léon Foucault ideato da Leonardo con un pendolo: bisogna scoprire la forza potenziale di un peso, in questo caso di 32kg. Si fa oscillare il pendolo e si può rilevare che il tempo impiegato per percorrere lo spazio da una parte a quella opposta, è lo stesso, indipendentemente dall’ampiezza dell’oscillazione.
Si prosegue con il Palazzo Marchesale, che risale all’XI secolo. Le finestre dell’ultimo piano erano decorate con motivi floreali. Il palazzo ha un antico frantoio che il re usava per aumentare le sue ricchezze . Accanto ad esso c’era la cosiddetta ‘colonna della vergogna’: le persone che avevano commesso un crimine o che avevano un debito, si appoggiavano alla colonna per essere derisi da tutta la città. Il “viaggio” continua con il santuario del Santissimo Crocifisso della Pietà realizzato dall’architetto Giuseppe Zimbalo. La facciata, divisa in tre ordini, è di un colore tendente all’ambra che deriva dalla pietra del carparo, mentre le statue sono bianche, in pietra leccese. La porta è in legno di fico. L’altare della chiesa è posto di fronte all’entrata ed è decorato unicamente con motivi barocchi, come lo stile della chiesa. Per il santuario sono state impiegate 15.000 foglie d’oro. E’ a forma di croce latina con quattro cappelle laterali. L’organo e il soffitto sono entrambi costruiti in legno di fico misto a legno di limone.
Momento centrale della giornata è stata la visita il museo con le macchine di Leonardo. Una di quelle più interessanti è stata l’odometro. Si tratta di una macchina contachilometri. Molto grande e trainata da due cavalli, è posta su due ruote, principali, ognuna con una circonferenza di dieci braccia, corrispondenti ad un trecentesimo di miglio. La macchina, infatti, misurava le distanze allora in miglia, fiorentine. Le misure all’epoca erano tantissime e un miglio fiorentino corrispondeva a 1300 metri. Quando le ruote principali completavano 300 giri la macchina si era quindi spostata di un miglio. Per segnare un miglio l’odometro era fornito di un ingranaggio formato da 300 denti. Ad ogni giro della ruota principale esso si spostava di un dente. Con la ruota dentata si muoveva anche il suo asse che era collegato ad una banderuola, un altro ingranaggio, faceva in modo di far cadere una pietra che segnava, appunto, che un miglio era stato percorso. Il numero di pietre cadute equivaleva al numero di miglia percorse. Posteriormente alla macchina, Leonardo posizionò un ulteriore ingranaggio con una lancetta, in grado di tenere conto delle frazioni di miglia cosi da misurare con precisione le distanze percorse.
Alla fine del percorso ci si è ingegnati per la costruzione di un “ponte ad incastro” senza l’ausilio di chiodi o ganci. Procedendo secondo un determinato ordine, si dovevano incastrare 17 bastoncini di legno, 7 piccoli e 10 più lunghi. Il lavoro si è concluso con la realizzazione di tutti i ponti, da parte di tutti e 10 i gruppi. Il lavoro e la visita guidata hanno contribuito alla comprensione del grande scienziato, filosofo e matematico Leonardo Da Vinci. Era proprio un genio.