di Denise Rossi Classe 3^ A. – Il giorno 27 gennaio 2020 alle ore 17:30 un gruppo della redazione del giornalino scolastico Foscarini News, di cui faccio parte, si è recato presso la Scuola Grande di San Teodoro per assistere ad un incontro culturale con il famoso giornalista veneziano Alberto Toso Fei dal titolo: ‘Narrazioni Veneziane’. Eravamo un piccolo gruppetto di cinque persone con qualche genitore e siamo stati accompagnati dai due professori che fanno parte del giornalino scolastico: Vallone Raffaele e Calatafini Giancarlo.
Alberto Toso Fei è un noto giornalista che ha scritto vari libri su Venezia e le sue leggende, discende da un’antica famiglia di vetrai di Murano. Oltre ad essere giornalista su “Il Gazzettino”, è scrittore poiché ha scritto dei libri proprio sulla Città di Venezia e i suoi misteri e curiosità attraverso il recupero di leggende e storie della tradizione orale, ha anche una pagina Facebook e un suo canale su YouTube dal nome: “Venezia in un Minuto” che interamente dedicato sulle Leggende Veneziane che può essere visitato nel sito: www.albertotosofei.
Soltanto pochi minuti dopo è iniziato il suo intervento nel quale ha detto a tutti i presenti in Sala che ha scelto di scrivere tutto ciò che è riuscito a trovare per non far dimenticare a noi veneziani, le storielle che ci raccontavano i nostri nonni sulla nostra antica città.
Durante l’affascinate racconto di come era una volta Venezia e soprattutto sulla quotidianità che veniva vissuta in tempi lontani dai nostri avi, abbiamo assistito ad alcune leggende ritrovate, trascritte e riprodotte da lui su alcuni video che posta sul suo canale YouTube .
La prima è stata ‘La leggenda del merletto di Burano’, che è una storia alla quale sono particolarmente affezionata avendo il papà ‘buraneo‘. Il merletto di Burano è sempre stato molto importante per l’Isola, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista storico, infatti le merlettaie di Burano sono molto conosciute non soltanto in Italia ma anche in molti altri Paesi.
La leggenda narra che a Burano visse un bellissimo ragazzo di nome Nicolò che faceva il pescatore di professione. Un giorno chiese alla sua fidanzata Maria di sposarlo. Una delle sere prima del matrimonio volle riflettere sull’importante passo che stava per compiere, così andò a pescare nel bel mezzo della laguna. Quando buttò giù le reti, sentì un dolce suono provenire da lontano che si stava avvicinando sempre di più alla sua barca. Il suono era dolce e incantevole. Quando Nicolò lo sentì vicino a lui si affacciò sull’acqua e vide molte sirene che lo circondavano. Loro volevano soltanto incantarlo e fargli ammirare la loro bellezza, ma Nicolò non si fece condizionare e subito nella sua mente comparve l’immagine della donna che lui amava più di tutte le altre: Maria. Le sirene meravigliate dall’amore che lui provava per la sua amata, gli regalarono un bellissimo ricamo fatto con la schiuma del mare che poi lo regalò alla sua sposa il giorno del matrimonio. Più avanti lei provò a ricrearlo. Nacque così il merletto di Burano!
Ci ha anche raccontato un’altra storia sulla spiegazione di un foro sopra alla testa del bassorilievo che rappresenta un angelo, vicino a Piazza San Marco. Ecco la storia. Un giorno Padre Matteo andò a fare visita ad un avvocato che, sebbene fosse molto religioso e devoto alla Vergine Maria, aveva accumulato la sua ricchezza a scapito di tante altre povere persone. Prima di pranzare, però l’avvocato volle fargli vedere una scimmia addomesticata, che sapeva perfino fare le faccende casalinghe. Appena la scimmietta vide il prete scappò, subito il sacerdote non capì, ma dopo vide che sotto la pelliccia dell’animale si nascondeva il demonio. Allora tutto infuriato gli chiese perché fosse in quella casa. Il demonio gli rispose che doveva far pagare al padrone tutte le ingiustizie che aveva provocato alla gente, portandolo con sé all’Inferno. L’unico problema era che essendo molto religioso faceva sempre le preghiere prima di andare a letto e lui aspettava da tempo che se le dimenticasse, ma questo purtroppo non avveniva! Immediatamente il padre gli ordinò di lasciare quella casa, ma la scimmia gli rispose che prima di uscire avrebbe dovuto creare qualche danno. Allora il prete, furbescamente gli ordinò di andarsene sbattendo contro la parete facendo un danno sul muro. Il demonio dovette allora obbedire e subito scappò via creando un grande buco sul muro. Per proteggere l’avvocato il padre mise sotto il buco un’enorme statua di un angelo come custode che controllasse che il demone non entrasse più nell’abitazione.
In quest’incontro Alberto Toso Fei ci ha comunicato che recentemente ha aperto anche un canale su YouTube, chiamato ” Venezia in un minuto ” nel quale racconta alcune storie e spiega alcuni fatti avvenuti a Venezia .
Uno dei video che abbiamo visto era intitolato “non chiamateli graffiti“. In questo breve video parla di tre scritte ritrovate sulle colonne in giro per Venezia, tutte tre riguardanti l’elezione di un Doge . Una di queste si trova proprio in Piazza San Marco, sotto gli Archi delle Procuratie Nuove, sulla quale c’è scritto: Marco Giustiniani con sopra un corno dogale. Una seconda scritta è quella che risiede in una colonna a Rialto nella quale c’è scritto Nicola Contarini. Uno dei graffiti più belli è quello che si trova sulla parete della ex Chiesa di Santa Giustina, il quale raffigura il corno dogale con sotto scritto: viva (w) viva (w) viva (w) Andrea Gritti. Le tre w proprio come l’attuale ricerca dei Siti su Internet.
Un secondo video che abbiamo visto riguardava ‘il Caffè Florian’ che si trova in Piazza San Marco che fu aperto nel 1720, quindi oggi è il più antico del mondo. A Venezia infatti, molte scritte sui muri come quella presente nella Calle del Cafetier del Sestiere di San Marco riguardano i caffè, divenuti ben presto molto importanti in quanto punti di ritrovo e di convegni letterari. Il Caffè infatti fu una nuova ed importantissima bevanda per Venezia, e questo lo si deduce poiché già nel 1683 vennero aperti in Piazza San Marco più di 30 locali adibiti al consumo del caffè, fra i quali appunto ‘Il Florian’ che era, ed è ancora, conosciuto in tutto il mondo. Per tale sua notorietà e frequentazione nei vari momenti storici ha avuto l’opportunità di essere presente nella Storia in quanto ci hanno messo piede importanti personalità veneziane e non.
Nel proseguo del suo intervento lo scrittore con un video ha illustrato di una tipologia del linguaggio particolare attraverso il quale si esprimevano le dame a partire dal ‘700 utilizzando un oggetto molto conosciuto dalle donne: il ventaglio. Ogni suo movimento poteva voler dire qualcosa. Mosso lentamente voleva dire che era sposata, velocemente che era solo fidanzata. Questi due sono solo due esempi di una lunga sfilza di altri movimenti e atteggiamenti che si potevano produrre e comunicare senza utilizzare la parola.
L’ultima parte lo scrittore l’ha dedicata alla figura della donna che nella Venezia del passato è stata sempre proiettata nel futuro ed ha anticipato la sua emancipazione anche se i tempi non lo permettevano. La donna a Venezia fin dall’antichità è stata imprenditrice, poetessa e pensatrice d’avanguardia. Ha citato l’esempio di una donna vissuta nel ‘500 dal nome Modesta Pozzo de’ Zorzi che purtroppo rimase orfana, insieme al fratello, soltanto dopo un anno dalla sua nascita. Venne affidata alla tutela della nonna ma ben presto venne rinchiusa in un Convento dove studiò il Latino, il Disegno, e l’arte della Musica imparando a cantare e a suonare il liuto e il clavicembalo. La seconda donna citata è stata Elena Lucrezia Cornaro Piscopia che è stata la prima donna laureata in Filosofia presso l’Università di Padova nel lontano 1678.
Per concludere l’incontro lo scrittore ha citato, poiché si era nella ‘Giornata della Memoria’ l’esempio del Direttore Generale dell’Ospedale e docente presso l’Università di Padova al tempo del Fascismo. Poiché aveva origini ebraiche gli era stato ordinato di raccogliere tutta la documentazione relativa agli ebrei che vivevano a Venezia. Dopo la raccolta ammucchiò tutta la documentazione e ne fece un falò non lasciando così alcuna traccia dei suoi connazionali.
Per concludere l’articolo non resta che ringrazio i nostri professori per averci accompagnato in un bellissimo incontro , pieno di storie affascinanti e di fatti curiosi e lo scrittore Albero Toso Fei che ci ha concesso alcuni minuti nei quali ha risposto alle nostre domande e ad alcune foto con lui.