//Perdonami

Perdonami

di | 2020-01-29T08:41:25+01:00 29-1-2020 8:34|Alboscuole|0 Commenti
di Minerva Freda – 3^B –  In un giorno magico, sulla mia via, la incontrai e, parlando di tante cose, lei mi disse: “L’unica cosa che devi imparare, è come si fa ad amare.” Parigi,Gennaio 2019.   Mesi fa avrei scritto di avere un desiderio. Ora non so. Non capisco più chi io sia e cosa ci faccia qui. Sono un pazzo. Non mi resta altro che questi miseri testi che mi ostino ancora a scrivere. Niente ha più senso ormai. Il mio pensiero fisso è lei. Solo lei. Mi tormenta; sento la sua voce ovunque; non vedo altro che lei, ho ancora addosso l’odore della sua pelle.  Non riesco a dimenticare ciò che le ho fatto. Ed è per questo che voglio scrivere la sua storia, affinché tutti sappiano che ancora si muore per la violenza di genere.   Si muore per colpa nostra, per colpa mia. Più se ne parla, più ci si aggiorna, più i tentacoli di questo terrificante “polipo” vengono spezzati. Niente è inutile. Bisogna conoscere la voce di donne chiuse tra mura, violate, picchiate e offese, per creare un boato in grado di scuotere chiunque.   Parigi, Settembre 2018. Settembre, mese assai affascinante, che segna la fine della spensierata estate e l’inizio del malinconico autunno. Tra le vie di Parigi, si sentono già quei primi profumi e colori che caratterizzano questo periodo: la foglia che inizia a cadere dall’albero, la rondine che si prepara per il lungo viaggio… Ed è in questo scenario che mi trovo io. Il mio nome è Adrien, ho 24 anni e pochi soldi in tasca. Sono un semplice artista squattrinato, la mia passione è la scrittura. Attraverso i miei testi riesco ad esprimere tutto quello che sento. Nonostante questo, però, non riesco a farmi notare da nessuno dei grandi editori parigini. Forse dovrei cambiare mestiere, chissà. ​Sto camminando tranquillamente immerso nei miei pensieri, fino a quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi travolge e mi ritrovo a terra. Furioso per la caduta, sto già pensando di fare una bella ramanzina a colui che mi ha travolto. Alzo lo sguardo e resto senza parole. Dinanzi a me ci sono due occhi verdi come due gemme, che mi fissano incuriositi. “Scusami non avevo intenzione di travolgerti”, mi dice la misteriosa sconosciuta e la sua voce risuona alle mie orecchie come la più dolce tra le melodie esistenti.  “Non ti preoccupare, non mi sono fatto niente. Io sono Adrien e tu?” le chiedo sfacciato. Questa ragazza, devo dire, mi incuriosisce parecchio. Con la sua eleganza così semplice e discreta, con la sua voce dolcissima, mi ha stregato. ”Selene”, mi risponde e va via, lasciandomi lì da solo, inebriato dal profumo di rosa che i suoi capelli emanano. Selene. Curioso come nome. Semplice ma importante, proprio come una quello di una dea. Riuscirò mai ad incontrarti un’altra volta? Parigi, 20 settembre 2019. Non faccio altro che pensare a lei. Da quando l’ho incontrata occupa tutti i miei pensieri. La sento, vicina, dentro di me ma non riesco a raggiungerla. Oh, Notre Dame, perché mi fai questo? Parigi,20 Ottobre 2019 Beh, che dire, per una volta la fortuna è dalla mia parte. In soli 30 giorni la mia vita è profondamente cambiata. Per una serie di incredibili coincidenze, ho finalmente ritrovato Selene che, sorprendentemente, ha accettato la mia corte. Stiamo insieme, adesso, ed io mi sento al settimo cielo. La amo davvero tanto e andrei fino in capo al modo pur di renderla felice. Non nego però,che sono molto geloso, lei è speciale, e odio l’idea di poterla dividere con qualcun altro. I giorni passano e la mia storia con Selene sta andando a gonfie vele.  Fino a quel dannato giorno.   Parigi,24 dicembre 2019. Oggi mi sento felice, è la vigilia di Natale e ho in mente una sorpresa per la mia donna. Sarà una notte piena di emozioni e amore, una di quelle che difficilmente si dimenticano. Driin,drin. Suona il campanello. Eccola, è arrivata. Mi saluta con un bacio. ”Cao amore mio”, le dico innamorato. Quant’ è bella, nessun’altra è bella quanto lei. I miei occhi corrono alla gonna, troppo corta, per non parlare della maglia scollata. Vabbè, chiuderò un occhio. “Amore”, le sussurro dolcemente. Inizio a baciarla. La bacio delicatamente sulle labbra, poi i miei baci si fanno sempre più insistenti. Lei, non so, mi sembra un po’ fredda, come distratta. Non ci do tanto peso e inizio ad accarezzarla ovunque. Non mi trattengo. Le mie mani fremono, tutto il mio corpo freme. Ma il mio momento di felicità viene interrotto da lei che si blocca. Mi prende le mani: “Adrien – mi dice – non me la sento”, aggiunge.    Lì per lì resto senza parole. Come può rifiutarmi? Io l’amo con tutto me stesso e non merito tutto ciò. “Non mi ami abbastanza allora. E’ da un po’ di tempo che ti sento distante, perché? Perché?” Le chiedo con insistenza mentre il mostro cieco e crudele della gelosia inizia ad impadronirsi del mio cervello. ”No Adrien, io ti amo ma stasera non me la sento proprio, ti prego scusami, sono stanca”, mi risponde. La guardo negli occhi, cercando una verità che non esiste, una ragione alla mia assurda gelosia. Trovo le sue scuse, inutili e patetiche. Sono profondamente deluso e addolorato. Mai e poi mai mi sarei aspettato di venire rifiutato da lei. Lei, proprio lei, che mi giurava amore eterno. Sento la rabbia ribollire dentro di me. Non sono più padrone delle mie azioni. Immagino cose assurde. La vedo tra le braccia di un altro, magari mentre ridono di me, povero, stupido innamorato. “Alzati”, le dico. “Adrien per favore, calmati”, mi sussurra. “ZITTA!”, le urlo. A quel punto la prendo per i capelli, le tiro una, due, tre ciocche. I miei occhi sono ridotti a due fessure rosse, colme di sangue. Non so perché sto facendo questo, ma non riesco a fermarmi, ne ho bisogno. Sorrido sadico e, violentemente, la butto sul divano. Lei piange, mi prega di ritornare in me, di risparmiarla, ma niente e nessuno può fermarmi. Lei, ormai, mi appartiene e deve sottostare al mio volere. La faccio stendere. Le sfilo la gonna e poi la maglia, piano piano tutti i vestiti finiscono sul pavimento. Inizio a toccarla, a baciarla, le sfioro la pancia, le gambe, il collo. ​Ogni punto del suo corpo per me è poesia. Non mi interessano le sue volontà, sono completamente soggiogato dal mio desiderio. Lei è mia e le faccio ciò che voglio. Sono al culmine della mia follia, il mio obiettivo è stato realizzato, ma sento che posso osare di più. Raggiungo la cucina, frugo tra gli utensili e lo trovo, scintillate e affilato, proprio quello di cui avevo bisogno. Torno da lei e la osservo: ha le labbra gonfie e tanti lividi sul corpo. Distrutta nel corpo e nell’anima, non riesce a scappare, a sottrarsi alla mia furia. “MOSTRO”, mi urla. Questa parola mi fa ghignare beffardo “Tranquilla, tesoro, non succederà niente”, e inizio a ridere. Prendo il coltello che ho tra le mani e lo conficco nel suo petto. Con le ultime forze rimanenti. mi grida: “Ti odio” ed emette il suo ultimo respiro.   Tic-tac.Tic-tac- è lo scoccare della mezzanotte che mi fa tornare in me. Sono immerso in un silenzio agghiacciante. Non so perché ma inizio a piangere. Non riesco a rendermi conto di quello che ho appena fatto. Mi giro e la vedo, lì, distesa in una pozza di sangue, per colpa mia, solo per colpa mia… lei, morta a soli 20 anni. Ho spezzato, con violenza, un fiore. Dio, cosa ho fatto? Perché sono diventato un assassino? Cosa mi è successo? In preda alla disperazione, inizio a farmi del male. Me lo merito. Prendo il coltello ancora zuppo del suo sangue. Lo passo sui miei polsi sempre più in profondità. Non merito di vivere. Prego Notre-Dame affinché mi strappi dalla vita e mi spedisca all’inferno. Sto tremando, sto rompendo tutto, barcollo…… poi tutto diventa buio. Mostro, mostro, mostro.   Parigi, Gennaio 2020 Eh si, sono proprio un mostro. Vengo rifiutato persino dai compagni di cella. Sono deluso e arrabbiato con me stesso. Adesso non sono più nessuno. Ho solo un vuoto interno che mi distrugge, un buco nero che grida il suo nome. Non so cosa farò senza di lei. La notte sogno ancora i suoi passi che rimbombano nel silenzio, sento la sua voce che mi chiama, che mi dice di baciarla. Ah, quanto vorrei poterlo fare ancora. Può, l’amore, trasformarsi in pura follia? Può, il desiderio di qualcuno, crescere tanto da diventare un’ossessione? Un demone che ti divora l’anima? Lei era innocente, unica colpa, la sua bellezza. Non ho imparato ad amare, non ci sono riuscito, ha vinto il mio egoismo, perdonami, amore mio.   Questo articolo è stato presentato dall’autrice al Concorso V.E.R.I nell’anno scolastico 2019/2020.