//La donna etrusca: indipendente, libera e moderna.

La donna etrusca: indipendente, libera e moderna.

di | 2020-01-25T22:00:58+01:00 25-1-2020 22:00|Alboscuole|0 Commenti
La donna etrusca era la più libera nelle società antiche: raffinata, elegante, indipendente.
Nelle civiltà antiche la donna aveva soprattutto il compito di curare le attività domestiche, o le occupazioni tipicamente femminili, invece, per la donna etrusca era diverso: godeva di un grado tanto alto di emancipazionelibertà e autonomia. Le donne “sapevano essere custodi del focolare”, ma allo stesso tempo erano in grado di “tenere a bada servi e domestici. Il benessere economico della società etrusca fece sì che, già dal sesto secolo avanti Cristo,, la donna cominciò a “uscire” dalle mura domestiche per partecipare in maniera sempre più attiva alla vita pubblica. Ciò vale soprattutto per l’area dell’Etruria, mentre nelle altre zone d’Italia occupate dagli etruschi questo processo di emancipazione avvenne più lentamente. Le donne etrusche  erano dotate di nome proprio: al contrario, a Roma le donne venivano identificate  con il nome della gens, ovvero della famiglia, alla quale appartenevano. Solo a partire dalla tarda età repubblicana le donne romane avrebbero iniziato a far uso del cognome (una sorta di soprannome). Sono sopravvissute molte attestazioni di nomi propri femminili delle donne etrusche: Anthaia, Thania, Larthia, Nunzinai. E sono proprio le iscrizioni rinvenute sugli oggetti a dirci molto sulle condizioni della donna. Esse possedevano oggetti anche di valore, sappiamo che erano in grado di leggere (su alcuni strumenti di uso quotidiano compaiono dediche),  potevano anche essere titolari di attività commerciali.
Olletta in bucchero inciso con iscrizione
Olletta in bucchero inciso con iscrizione (630-590 a.C.; ceramica in bucchero decorata a incisione, altezza 12 cm; Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Gregoriano Etrusco). Ph. Credit Finestre sull’Arte
Che tipo di donna possiamo immaginarci quando pensiamo alla donna etrusca? Bisogna specificare che conosciamo soprattutto le donne etrusche benestanti, quelle che potevano permettersi di farsi effigiare sugli affreschi oppure che potevano commissionare agli artisti dei ricchi sarcofagi. Scrive lo studioso Lidio Gasperini che “vediamo, a Cerveteri come a Tarquinia, Volterra, Chiusi, Perugia, su pareti dipinte, sarcofagi, urne cinerarie, immagini di spose, solitamente sdraiate sul letto conviviale con acconciature ricche e raffinate. Nobiltà e gentilezza del vestire, che si accompagnano alla nobiltà dell’atteggiarsi, alla intensa e affettuosa partecipazione ad uno dei momenti più raccolti e più intimi della giornata”. Le immagini e i reperti che ci sono giunti ci hanno tramandato l’immagine di una donna raffinata, gentile, che gradiva i piaceri mondani, amava vestirsi bene e indossare gioielli preziosi, dedicava molto tempo alla cura del corpo e del proprio aspetto, sperimentava acconciature elaborate, e ricopriva un ruolo importante sia a livello familiare sia a livello sociale. Ecco dunque che, pensando alla donna etrusca, ci vengono in mente, per esempio, le immagini di Larthia Seianti, la dama del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, vestita con una lunga tunica stretta in vita decorata con borchie e che porta preziosi gioielli d’oro, come un paio di vistosi orecchini a disco, oppure Velia, una sposa raffigurata in un affresco che decora la Tomba dell’Orco a Tarquinia, e che porta una ricca collana di ambra, un paio di orecchini a grappolo, e ha i capelli ricci raccolti sulla nuca ornati con una coroncina di alloro. I corredi funerari delle donne etrusche includono diversi oggetti che sono testimonianza delle loro attività: sono stati ritrovati strumenti per la tessitura e la filatura, specchi, gioielli, ornamenti di vario tipo e unguentari, segno che le donne etrusche dovevano passare molto tempo a farsi belle, e ancora morsi di cavallo che ci dicono che le donne si muovevano e viaggiavano in autonomia, senza un padre o un marito che le accompagnasse. Le statue e i ritratti ci riportano pettinature di vario genere che le donne etrusche amavano provare: nel sesto secolo avanti Cristo andava di moda l’acconciatura con lunghe trecce, oppure con i capelli lunghi portati all’indietro in modo che ricadessero dietro le spalle. In epoche più recenti si diffuse invece la moda dei capelli corti, oppure raccolti: venivano tenuti fermi con una reticella, ovvero raccolti in ciocche e tirati all’indietro. Donne belle, donne raffinate, spose di principi ma anche di ricchi possidenti, di magistrati, di politici, di commercianti, che non conducevano una vita chiusa tra le pareti di casa, ma trascorrevano molto tempo in società, partecipavano a eventi mondani, uscivano spesso per assistere a gare sportive e spettacoli. Sarcofago di Larthia Seianti V. Minutiello- L. Caiafa