Secondo l’articolo 21 della legge 157/1992 vieta la commercializzazione di tutti gli esemplari di uccelli selvatici, anche alle specie cacciabili, fatta eccezione per alcune specie come il fagiano, il germano reale, la pernice rossa, ecc…
In questa categoria rientrano i pettirossi, animali dolci e piccoli che vengono nel nostro Paese dopo un volo, in cerca di riparo e qualche briciola di pane. Specie protetta, il pettirosso non dovrebbe essere cacciat, eppure migliaia e migliaia di esemplari finiscono per diventare l’ingrediente principale di uno dei tradizionali piatti del nord come la “polenta con osei”.
Qualche mese fa il titolare di un noto locale di ristorazione della Valle Camonica, ignorando quanto previsto dalla legge, aveva pubblicizzato un evento: una cena nel giorno di Ognissanti a base di polenta e uccelli.
Il giorno stesso della cena prima degli invitati sono arrivati i militari, multando il titolare per il reato di “illecita detenzione di fauna selvatica finalizzata alla messa in commercio”, hanno posto sotto sequestro una cinquantina di uccellini, per lo più tordi e cesene, già puliti e prossimi alla cottura. Il ristoratore non solo è stato denunciato all’autorità giudiziaria.
Il pettirosso è in via di estinzione, è considerato categoria protetta ed è vietata la commercializzazione.
Eppure è una vera e propria strage che ogni anno coinvolge migliaia di pettirossi in tutta Italia, vittime dei bracconieri che li sterminano soprattutto per farne cibo da mettere in tavola.
Piccoli, colorati, dal carattere vivace, li abbiamo visti almeno una volta sui nostri balconi o nei cortili all’arrivo dell’inverno, rispetto al quale sono divenuti un simbolo legato anche a diverse favole e leggende (è una di queste che vuole si sia macchiato di rosso il petto pungendosi con una spina della corona di Gesù sulla croce).
Nella nostra zona si fermano durante la migrazione, non per nidificare (cosa che avviene in Russia e in Scandinavia) ma per fare tappa e poi spostarsi altrove: arrivano a ottobre e rimangono fino a fine febbraio.
Se non c’è freddo, infatti, non si spostano dai Paesi del nord e i cambiamenti climatici stanno modi ficando le loro abitudini, ma in questa fase di passaggio rimangono vittime dei cacciatori che di stagione in stagione uccidono migliaia e migliaia di esemplari che finiranno in pentola.
Martina Miceli Alessia Zaccaro