//La leggenda della Befana

La leggenda della Befana

di | 2020-01-07T11:21:23+01:00 7-1-2020 11:21|Alboscuole|0 Commenti

In un villaggio, viveva una giovane donna che si chiamava Befana. Era molto bella e aveva parecchi pretendenti, però aveva un pessimo caratteraccio: era sempre pronta a criticare e a parlare male del prossimo. Cosicché non si era mai sposata, o perché l’innamorato, dopo averla conosciuta meglio, si ritirava immediatamente.

Era come ossessionata dalla pulizia, aveva sempre in mano la scopa, e la usava così rapidamente che sembrava ci volasse sopra. La sua solitudine, man mano che passavano gli anni, la rendeva sempre più acida e cattiva, tanto che in paese avevano cominciato a soprannominarla “la strega”. Lei si arrabbiava moltissimo e diceva un sacco di parolacce. Quando non puliva casa con la sua scopa di paglia, si sedeva e faceva la calza. Ne faceva a centinaia, non per qualcuno, naturalmente! Le faceva per se stessa, per calmare i nervi e passare un po’ di tempo visto che nessuno del villaggio andava mai a trovarla. Era troppo orgogliosa per ammettere di avere bisogno di un po’ di amore ed era troppo egoista per donare un po’ del suo amore a qualcuno.

Così passarono gli anni e la nostra Befana, a forza di essere cattiva, divenne anche brutta.

Aveva da poco compiuto settant’anni, quando una carovana giunse nel paese dove abitava. C’erano tanti cammelli e tante persone. Curiosa com’era vide subito che c’erano tre uomini vestiti sontuosamente e seppe che erano dei re, Re Magi, li chiamavano. Venivano dal lontano oriente, e si erano accampati nel villaggio per far riposare i cammelli e passare la notte prima di riprendere il viaggio verso Betlemme. Era la sera prima del sei gennaio. Borbottando e brontolando come al solito sulla gente che viaggia e disturba invece di starsene a casa sua, si era messa a fare la calza quando sentì bussare alla porta. Chi poteva essere? Nessuno aveva mai bussato alla sua porta. Più per curiosità che per altro andò ad aprire. Si trovò davanti uno di quei re. Era molto bello e le fece un gran sorriso, mentre chiedeva di poter entrare.

Befana rimase paralizzata e, non sapendo cosa fare rispose: “Prego, si accomodi”. Il re le chiese gentilmente di poter dormire in casa sua per quella notte e Befana non ebbe il coraggio di dirgli di no. Quell’uomo era così educato e gentile con lei che si dimenticò per un attimo del suo caratteraccio, e perfino si offrì di fargli qualcosa da mangiare. Il re le parlò del motivo per cui si erano messi in viaggio. Andavano a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Gli portavano in dono oro, incenso e mirra. “Vuol venire anche lei con noi?”. “No, no, non posso”- rispose, ma in realtà non voleva perchè non si era mai allontanata da casa. Il re le chiese: “Vuole che portiamo al Salvatore un dono anche da parte sua?”. Per non fare brutta figura diede una delle sue calze, una sola, con un biglietto: “per Gesù”.

La mattina, all’alba, finse di essere ancora addormentata e aspettò che il re magio uscisse per riprendere il suo viaggio.

Passarono trent’anni. Befana ne aveva appena compiuti cento. Era sempre sola, ma non più cattiva. Quella visita l’aveva profondamente cambiata. Anche la gente del villaggio nel frattempo aveva cominciato a bussare alla sua porta. E a ciascuno che veniva, Befana cominciò a regalare una calza. Erano belle le sue calze, erano fatte bene, erano calde.  Nel frattempo dalla Galilea giungevano notizie di un certo Gesù di Nazareth, nato a Betlemme trent’anni prima, che compiva ogni genere di miracoli. Dicevano che era lui il Messia, il Salvatore. Befana capì che si trattava di quel bambino.

Vincenzo del Viscio, Umberto Popolo 2^I

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