di Arianna Vario – Dicembre è il mese più armonioso dei dodici, caratterizzato dalle luci che accendono la nostra città, dalla frenesia nell’acquistare i regali per i cari, dalla ricerca del menù perfetto per le giornate di festa, dalle giocate a carte con amici e dalle innumerevoli pietanze che arricchiscono le nostre tavole.
Ma è sempre stato così?
Mia zia è nata nel 1945 e, di certo, il periodo natalizio era vissuto in modo ben differente da oggi: il Natale del dopoguerra era molto povero e l’armonia era scatenata dallo stare insieme ai cari che non si vedevano da tempo; questo è proprio il caso di mia zia che aspettava il Natale per riabbracciare il padre che, lavorando nella manutenzione delle barche della marina militare, non vedeva quotidianamente.
I giorni antecedenti al Natale erano molto carichi emotivamente per lei e li trascorreva nell’attesa di riabbracciare il padre, vivendo quell’amore paterno che spesso mancava.
Le strade non erano illuminate dalle luci, come invece accade oggi, e mia zia le ricorda squallide tanto da poter affermare che “non si notava che fosse Natale per l’ambiente circostante, ma perché si respirava maggiore gioia, allegria e festività sentita proprio da animo ad animo”.
Il Natale quindi non era concepito materialisticamente parlando, ma come una vera e propria riconciliazioni tra anime che stavano tutto l’anno lontano, per diverse esigenze.
Quei regali, frutto dell’ingegno dell’artigiano quale era suo padre, erano molto semplici e spesso ricavati da materiali di poco conto: ricorda di lattine trasformate in sedie, tavoli, pentole e attrezzi da cucina vari con cui giocava insieme a bambole costruite a misura per questa bambina che il padre non vedeva da tempo.
Le portate dei pasti erano segnate dal periodo in cui la generazione di mia zia cresce: ma, nonostante il periodo, i miei bisnonni si sforzavano di arricchire il più possibile la tavola nei giorni di festa; per la casa si sentiva l’odore dell’agnello stufato che faceva svegliare i miei zii e mio nonno, carichi di entusiasmo per la giornata che li attendeva, quell’entusiasmo che li motivava anche per il periodo in cui poi il loro padre era costretto ad allontanarsi per lavoro.
Un Natale, quello di circa settant’anni fa, molto più ricco di sentimenti ed emozioni rispetto a quello odierno che punta più all’apparire piuttosto che all’essere.