UNA VITA straordinaria, quella di Filippo Carossino, 25enne astro del basket in carrozzina, rimasto senza gambe a 13 anni a seguito di un incidente e risorto dalle ceneri grazie allo sport: “Ho detto: proviamo, vediamo quello che succede. Devo solo lasciarmi guidare da quello che provo”, racconta. Una voglia di vivere che, mista alla determinazione, lo ha portato all’A1, alle convocazioni in Nazionale, alla medaglia di bronzo all’Europeo under 22.
“Appena sono tornato a casa ho detto che mi volevo rimettere in piedi, rifiutavo la carrozzina. La mia vita non era finita in quell’incidente, per una donna che non sapeva guidare e che portava le infradito. La mia vita sarebbe stata quella di prima. E io avrei girato ancora sulle mie gambe”. Filippo ammette che da quel terribile giorno la sua vita è uscita stravolta: “Dopo un evento del genere tutto deve essere rivisitato e rivalutato. I momenti di sconforto ci sono stati ma la voglia di tornare ad avere una vita normale, l’aver trovato qualcosa capace di darmi nuove energie mi ha fatto sentire vivo, con una possibilità. Meritavo di essere felice”.
Domani, 9 agosto, l’atleta nato ad Arenzano (Ge) sarà in ritiro con la nazionale per il mondiale ad Amburgo: “Bellissima opportunità, è un evento davvero importante.
. Il percorso che questo ragazzo un tempo soprannominato “Il purgatore” per il suo ruolo di cecchino – ha fatto per arrivare dov’è è stato tortuoso. Ma l’aiuto della famiglia e la sua incrollabile forza hanno portato, qualche anno fa, alla definitiva apertura di un nuovo capitolo.
Quando ha perso le gambe Filippo faceva la terza media, tornava dal mare con un amico. Era fermo davanti al cancello quando una macchina, arrivata su dal mare troppo velocemente, ha curvato seccamente; le infradito della signora si sono sfilate sull’acceleratore e così, anziché frenare, l’auto ha preso in pieno i ragazzi.
Filippo all’inizio di carrozzina non vuole neanche sentir parlare. “Io su una di quelle non mi siederò mai. Mi fa schifo!”, dice. Poi un grande amico, Andrea Giaretti, lo convince a provare a giocare a basket. “Sono partito con un pensiero molto negativo, il basket da seduti non lo conoscevo, ritrovarmi catapultato in questo contesto è stato come ricevere una secchiata di acqua gelata in faccia.
Carrozzina, Filippo in questi anni è cresciuto con le idee e i principi che aveva fin da piccolo. “L’handbike è uno sport solitario, io ero abituato a quelli di squadra. Al basket mi sono appassionato grazie al coinvolgimento emotivo che ho provato, mi è sembrato di tornare a fare quello che avevo sempre fatto”.
La carrozzina da basket varia in base al tipo di disabilità e può essere più o meno incassata a seconda della situazione di chi la usa. In quella da basket le ruote sono inclinate, il dinamismo è maggiore, sono mezzi pensati e costruiti per il giocatore. Oltre alla mamma Enrica e al papà Fabrizio, Filippo sente di dovere un ringraziamento particolare al progetto OSO – Ogni Sport Oltre di Fondazione Vodafone: “Quando ho iniziato ad appassionarmi al basket, io e la mia famiglia abbiamo dovuto cercare tra le nostre conoscenze un centro che fosse adatto a praticare lo sport in carrozzina. Oggi con OSO fare il primo passo è più semplice perché questo portale riunisce tutti gli sport, è una vetrina sul mondo paraolimpico che ti dà opportunità di conoscere dove si può fare quella determinata attività, dove si può giocare.
Tanta, tantissima “voglia di vincere”, ovvero di essere felice, in questo ragazzo che ha trovato la sua strada. “La mia vita, oggi, è fantastica, mi piace davvero. Ai ragazzini nella mia situazione dico che è prima di tutto una questione di pazienza, costanza, perseveranza. Ma alla fine tutto è possibile”.