Le donne potrebbero avere un nuovo ruolo nella storia dei vichinghi: non più solo come coloro che stavano a casa, ma vere e proprie condottiere o guerriere. Dopo decenni di interrogativi i risultati del Dna sui resti di una tomba del X secolo in Svezia, ci raccontano infatti che il “guerriero Bj 581” da sempre creduto un uomo era in realtà una donna.
Gli archeologi lo pensavano maschio dato che era sepolto con una spada, un’ascia, una lancia e delle frecce, un coltello due scudi e un paio di cavalli da guerra. Tutti elementi che indicavano potesse essere uno stratega o un combattente di mille anni fa di sesso maschile. Ma da tempo, alcuni elementi, sembravano indicare altro.
Per Anna Kjellström, archeologa dell”Università di Stoccolma, c’era infatti qualcosa che non tornava: quelle ossa avevano dimensioni più simili a una donna che a un uomo.
A questo punto entra in scena un’altra donna, Charlotte Hedenstierna-Jonson dell’Università di Uppsala, che negli ultimi mesi insieme al suo team estrae diversi frammenti per analizzare il Dna di “Bj 581” e capire se quei resti appartenessero a più persone e a quale sesso. La risposta è chiara: non c’è alcun cromosoma Y nelle ossa e i resti appaiono di una sola persona, una donna. E non una qualunque; si trattava, probabilmente, di una donna guerriero, quelli che furono i vichinghi antichi dominatori del Nord Europa. A far credere che si trattasse di un “capo” anche i ritrovamenti, accanto alle ossa, di alcune pedine e una tavola usata per pianificare tattiche e strategie.
Se la donna-guerriero vichinga fosse normalità o eccezione questo è ancora difficile da stabilire. Ci sono i racconti mitologici, le Valchirie nella mitologia norvegese e leggende di femmine in prima linea al fianco dei combattenti, ma la storia deve ancora restituirci molte certezze.
Perché è stato sepolto con armi si pensava fosse un uomo – afferma Becky Gowland , docente di archeologia presso l’Università di Durham.
Per Carolyne Larrington, professore di letteratura europea medievale all’università di Oxford, potrebbero esserci altri casi di presunte ossa di guerrieri creduti maschi ma che in realtà erano femmine e sottolinea la presenza di “alcune tombe anomale”, che vanno analizzate, in Polonia, Norvegia e Svezia.
Charlotte Hedenstierna-Jonson sostiene che la donna vichinga fosse “una leader o comunque una persona molto rispettata nella comunità”.
Altri ricercatori sottolineano però che la particolarità del villaggio di Birka, ovvero un importante centro commerciale tra l’VIII e il X secolo con una cultura più “aperta” rispetto ad altre regioni, possa rappresentare un’eccezione negli usi dei costumi e le sepolture di allora.
M. Covino- A. Grassano 1^H