di Luna Fagarazzi Casse 1^ B. – Venerdì 15 Novembre 2019 sono andata al Teatro Goldoni ad assistere alla presentazione del libro di Samantha Cristoforetti: “Diario di un’apprendista astronauta”.
Samantha ha spiegato che, per essere astronauta, almeno dell’ESA-European Space Agency – e dell’ASI – Agenzia Spaziale Italiana, ha dovuto iscriversi a un concorso facendo domanda ed apponendo il proprio curriculum nel quale erano in ottomila a partecipare.
L’ESA ne scelse mille su ottomila, poi ci furono vari test (medici, di abilità…) che durarono poco più di un anno. Alla fine di tutto restarono un po’ meno di dieci.
Samantha ha aggiunto anche, che lei, come altri, era avvantaggiata. Lo era perché, prima, era pilota della marina militare.
Ora è ingegnere di bordo, che è un incarico molto importante.
Lei si è sentita molto importante quando ha piantato l’albero assieme al suo equipaggio e quando ha firmato il libro del museo di Jurij Gagarin. Queste azioni sono riti di andata e di ritorno. L’albero si pianta alla partenza del proprio primo volo, certi sono giganti, mentre altri no; mentre, firmare sul libro del museo di Jurij Gagarin lo fanno soltanto gli astronauti quando tornano dal loro primo volo.
Samantha ha risposto a molte altre domande, dicendo che, prima di tutto, non bisogna farsi la solita idea dell’addestramento degli astronauti come ad esempio la centrifuga, perché, in realtà, c’è la sicurezza prima di tutto.
La maggior parte degli addestramenti è prepararsi alle emergenze difatti dicono gli astronauti: – la maggior parte di quello che facciamo, si spera che non serva – quindi, vengono effettuate delle simulazioni (sia sulla terra, sia sott’acqua), poi vanno in particolari habitat per due o tre giorni e devono sopravvivere con quello che c’è nel razzo; difatti si è addestrata: in Canada, in Alaska, in Italia, in Giappone, nella Foresta (in certe zone come la jungla) e in molti altri posti. Per gli addestramenti, però, è essenziale il volo parabolico.
Samantha ha detto che le tute sono molto scomode perché c’è solo una misura standard, ma, per lei, è troppo grande, perché si definisce piccolina di statura. Un altro problema nell’esserlo è che, nella navicella, ci sono dei pulsanti, ma sono in alto. Ma esiste una bacchetta fatta apposta, solo che, di solito, la si da al capitano, questa volta l’hanno data sia al capitano sia a Samantha.
Samantha ha spiegato anche che, visto che la navicella va quasi come una sonda (7 km/s), spesso bisogna prendere gli anti nausea.
Con l’occasione ha ribadito che la mette in ansia il fatto di dover stilare due liste per il ritorno con scritto cosa vogliono avere (snack, abiti puliti…): una per il punto di atterraggio stabilito, e una per quello di emergenza.
Una cosa che la fa stupire è che ogni Paese come: Italia, Giappone, Stati Uniti… controlla un solo elemento come ad esempio: l’ elettricità…della stazione spaziale.
Vi chiederete però, come fanno a partire appena salgono sulla navicella?
Non partono subito: hanno mezz’ora per rilassarsi all’interno della navicella: ascoltando della musica…
Durante il viaggio fanno ginnastica per tenere in movimento i muscoli e le ossa.
Ho tenuto alla fine le cose più divertenti:
– una cosa è che molti ragazzi vorrebbero fare per duecento giorni di seguito: cioè non ci si fa la doccia
– è molto difficile usare il bagno, delle fasi di addestramento sono proprio sull’uso del bagno
– si possono mandare mail e si può chiamare, c’è un problema: l’astronauta può chiamare chiunque, ma nessuno può chiamare l’astronauta
– questa è la cosa più divertente, ma allo stesso tempo più schifosa (soprattutto per il guidatore delle navicella ): Gli astronauti maschi fanno la pipì sulla ruota dell’autobus che li porta alla rampa di lancio: è un rito e devono farlo.
Alla fine di tutto si poteva acquistare il suo libro dal titolo – Diario di un’apprendista astronauta.
Dopo averlo preso mi sono fatta fare l’autografo!
È stata un’esperienza molto educativa e interessante.